A Torino un episodio di discriminazione ha suscitato indignazione e riflessione. Durante una normale mattina di scuola, un bambino di 12 anni di origine egiziana si è avvicinato di corsa a un autobus per chiedere conferma del percorso. Quello che doveva essere un semplice scambio informativo si è trasformato in una scena spiacevole.
L’autista, con tono perentorio, gli avrebbe risposto: «Scendi negro e raggiungi la tua famiglia». Parole dure e offensive, pronunciate di fronte a una famiglia che da vent’anni vive in Italia e che si è sempre sentita parte integrante della comunità torinese. Il ragazzo, confuso e mortificato, è sceso immediatamente dal mezzo, rimanendo sulla banchina insieme ai suoi familiari. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’autista è stato identificato e denunciato per rifiuto di atti d’ufficio aggravato da discriminazione.
L’uomo, ora deferito in stato di libertà, dovrà rispondere delle accuse che saranno chiarite attraverso l’analisi delle telecamere di sorveglianza presenti sull’autobus. In quel momento, infatti, non erano presenti testimoni diretti, ma le immagini potranno fornire una ricostruzione precisa dell’accaduto. Il padre del 12enne ha raccontato di vivere in Italia da due decenni, con un lavoro stabile e una vita regolare: «Siamo una famiglia integrata, una cosa del genere non ci era mai capitata».
Ogni mattina i figli prendono il bus per andare a scuola, accompagnati dalla madre. Quel giorno, però, qualcosa è andato diversamente: il pullman, che normalmente percorre una determinata tratta, ha improvvisamente svoltato lasciando la famiglia alla fermata. È stato allora che il ragazzo, nel tentativo di capire se si trattasse del solito autobus, ha corso fino alla fermata successiva, ricevendo la risposta offensiva.
Il piccolo ha poi raccontato tutto al suo insegnante, che gli ha suggerito di parlarne con i genitori e di sporgere denuncia. La famiglia ha seguito il consiglio, non tanto per spirito di rivalsa, quanto per affermare il diritto al rispetto e alla dignità, valori fondamentali per chiunque viva in una società civile. Questo episodio, pur isolato, solleva ancora una volta la questione della sensibilità e della formazione del personale che lavora a contatto con il pubblico. In una città come Torino, da sempre multietnica, il rispetto reciproco dovrebbe rappresentare la norma e non l’eccezione. La speranza è che dalle indagini emerga la verità, ma anche che questo fatto serva a promuovere maggiore consapevolezza sul valore delle parole, soprattutto quando pronunciate da chi ricopre un ruolo di servizio.