Era un pomeriggio qualunque al QT8 di Milano, davanti alla scuola Martin Luther King, quando una normale routine si è trasformata in un episodio dr@mmatico. Protagonista è Mariarita, 22 anni, babysitter e studentessa fuori sede originaria di Bari: seduta accanto al passeggino mentre preparava la merenda per una bambina di un anno, è stata @aggredita da un uomo che ha tentato di strapparle la collanina.
La reazione della giovane, frutto di anni di pratica agonistica di judo, ha messo fine all’ass@lto e ha evitato conseguenze peggiori per la bimba. Secondo il racconto della ragazza e le prime ricostruzioni, l’a@gressore si sarebbe avvicinato in silenzio con l’intenzione di sottrarre un ciondolo a forma di dracma. Non riuscendo nell’intento, avrebbe colpito la ragazza al petto: in quel momento la bambina, nel passeggino, ha iniziato a piangere.
«Ho spostato il passeggino con un piede e poi sono intervenuta», racconta Mariarita, che ha bloccato l’uomo con una presa di immobilizzazione appresa sui tatami. Mariarita non è nuova all’autodifesa: alle spalle ha anni di judo a livello agonistico e, prima di trasferirsi a Milano per gli studi in filosofia, era arrivata vicino alla convocazione in nazionale.
«Quegli anni sul tatami sono serviti», spiega. La tecnica usata — precisa, decisa e mirata a neutralizz@re l’@ggressore senza ulteriori rischi per la bambina — ha reso possibile controllare la situazione fino all’arrivo dei soccorsi. La giovane ha chiamato immediatamente il 112; carabinieri e polizia sono intervenuti per i rilievi e per ascoltare testimoni. L’uomo è stato fermato sul posto e la vicenda è ora al vaglio delle autorità competenti.
Mariarita, ancora scossa, ha denunciato l’accaduto: «Che uomo sei se non ti fermi nemmeno davanti a una neonata?», ha detto, esprimendo indignazione e rabbia per l’atto. Non ha nascosto la propria determinazione: «Se non ci fosse stata la bambina, lo avrei sistemato come diciamo noi a Bari», ha aggiunto con un misto di amarezza e ironia. Il racconto mette in luce più aspetti: la vulnerabilità delle figure che si occupano quotidianamente di minori, la prontezza di spirito di chi è capace di trasformare l’addestramento in un intervento efficace e, infine, il ruolo cruciale delle forze dell’ordine e dei servizi di emergenza.
Per Mariarita, arrivata a Milano solo due mesi prima, l’esperienza è stata un duro confronto con la realtà: «I miei genitori credevano fossi in una zona sicura», confessa, aggiungendo che parlarne a casa non è stato semplice. L’episodio apre inevitabilmente una riflessione più ampia sulla sicurezza urbana e sulle precauzioni utili per chi lavora con i bambini: formazione, percorsi di prevenzione e maggiore vigilanza nei pressi degli istituti scolastici possono rappresentare strumenti importanti.
Allo stesso tempo, la vicenda è anche la storia di una giovane che, grazie alla sua preparazione e al s@ngue freddo, ha evitato il peggio e garantito l’incolumità della bambina affidata alle sue cure. Le indagini proseguiranno per chiarire la dinamica completa dell’@ggressione, le responsabilità e l’eventuale movente dell’attentatore. Nel frattempo, Mariarita torna alle sue giornate tra studio e lavoro, portando con sé l’orgoglio di aver reagito prontamente in una situazione che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi.