La Commissione Parlamentare convoca Pietro Orlandi: la pista di Londra sarebbe inventata

I commissari parlamentari hanno deciso di ascoltare il fratello di Emanuela Orlandi dopo che la grafologa Sara Cordelli ha dimostrato che i documenti della pista londinese sono dei falsi

La Commissione Parlamentare convoca Pietro Orlandi: la pista di Londra sarebbe inventata

Emanuela Orlandi è uno show che non accenna a finire e che sta vedendo in questi giorni dei clamorosi colpi di scena. L’ultima, in ordine di tempo, è la decisione della  Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulla scomparsa della studentessa di musica di convocare di nuovo Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, per avere chiarimenti circa alcuni documenti che lo stesso Pietro Orlandi ha mostrato a Verissimo e che raccontano di una Emanuela trasferita a Londra dopo la sua scomparsa e che sarebbero dei documenti falsi, fabbricati ad arte chissà da chi e chissà perché.

La decisione è arrivata dopo l’audizione in Commissione Bicamerale della grafologa Sara Cordella la quale, dopo aver analizzato i documenti incriminati, ha spiegato che quei documenti sono falsi, costruiti in tempi posteriori alla scomparsa della giovane cittadina vaticana. Si tratta di cinque pagine in cui si parla di lettere inviate nel 1993 sia dall’arcivescovo di Canterbury, George Carey, sia dal sottosegretario britannico, Frank Cooper, al cardinale Ugo Poletti e in cui Carey aveva chiesto un incontro a Londra con lo stesso Poletti per discutere della permanenza di Emanuela Orlandi nella capitale inglese. Lettere che riportano anche le presunte spese sostenute dal Vaticano per il mantenimento della ragazza, tra vitto, alloggio e cure sanitarie. 

Ma perché Emanuela Orlandi, dopo essere scomparsa nel 1983 nel centro di Roma, sarebbe stata portata a Londra? Secondo un testimone anonimo che si è qualificato come ex militante dei Nuclei armati rivoluzionari e che ha contattato Pietro Orlandi, la ragazza fu rapita nell’ambito di un ricatto contro il Vaticano e riconsegnata allo stesso Vaticano dopo che le condizioni dei presunti rapitori furono esaudite e trasferita a Londra in quanto la ragazza era ormai una testimone scomoda. Tuttavia, non si conosce l’oggetto del ricatto né chi abbia avuto la forza di ricattare il Vaticano. Si sa solo che i cinque fogli dei documenti sono stati fatti ritrovare al giornalista Emiliano Fittipaldi in una cassetta di sicurezza degli Affari Economici del Vaticano.

A demolire la pista che Pietro Orlandi segue con ostinazione, malgrado che tale pista non abbia mai avuto dei riscontri oggettivi, è stata la dottoressa Sara Cordella, docente di Grafologia, che ha raccontato ai commissari parlamentari come quei documenti siano dei falsi clamorosi. Questa la sua spiegazione: “In grafologia esistono due assiomi: uno è che la grafia è un prodotto unico, nessuna persona al mondo potrà scriverà in un modo uguale al mio – ha esordito Cordella – E il secondo è che anche nella mia scrittura, mai potrò creare una firma del tutto identica alla mia. Laddove abbiamo due firme sovrapponibili, abbiamo la certezza che una delle due è falsa”, ha spiegato, prima di analizzare i documenti. È il caso questo della lettera al cardinale Poletti dove la firma del monsignore George Carey sarebbe totalmente sovrapponibile. “Si tratta di un falso effettuato con la tecnica del dropping, potrebbe farlo un quattordicenne – ha aggiunto – Inoltre è una fotocopia: non possiamo dire se sia vero, ma solo se si tratta di una falso”. La stessa tecnica del dropping sarebbe stata utilizzata anche per gli altri documenti secondo la grafologa. Falso, secondo lei, anche la cosiddetta lista delle spese per il mantenimento di Emanuela Orlandi a Londra. “È un anonimo, non è riconducibile a nessuno”, hanno precisato.

Una spiegazione che ha spinto uno dei commissari parlamentari a parlare di un vero e proprio “sputtanamento” della pista seguita da Pietro Orlandi. Orlandi il quale ha spiegato che in Vaticano c’era l’abitudine di inserire nei documenti dei dettagli ambigui in modo tale che se fossero diventati pubblici si poteva dire che erano falsi. C’è però da chiedersi come è possibile che il cardinale Agostino Casaroli, per avere conferma da un prete confessore sulle presunte molestie sessuali di Mario Meneguzzi sulla nipote Natalina Orlandi, abbia usato un linguaggio doppiamente cifrato, mentre per documenti così compromettenti sia stato usato un linguaggio comune a tutti. 

In ogni caso, nel mirino di Sara Cordella non sono finiti solo i tanto citati documenti, ma anche la fotografia mostrata sempre in televisione da Pietro Orlandi in cui si vede la presunta mano sinistra di Emanuela reggere una collanina giallorossa che la ragazza solitamente portava al collo. Collanina che avrebbe indossato anche il giorno della scomparsa ma che nessun maestro di musica disse di averla vista. Tale fotografia gli sarebbe stata messa a disposizione dal succitato testimone anonimo. Ma anche in questo caso Sara Cordella, dopo aver analizzato la foto, ha concluso che si tratta di un fotomontaggio effettuato ritagliando la collanina da una foto vera e applicandola poi sulla foto di una mano qualsiasi. Una contraffazione, insomma. 

La collanina, come ha infatti sottolineato Pietro Orlandi, era fatta di materiale morbido che si adeguava al punto del corpo dove si trovava. Tuttavia, la Cordella ha spiegato che se fosse stata una collanina composta di materiale morbido, l’allineamento della stessa su una mano sarebbe stato non sempre rettilineo. E invece, nel caso delle foto esibita da Pietro Orlandi, la linea formata dalla collanina non presenta curvature, segno che non è fatta di materiale morbido. Ciò dimostra che nella foto mostrata da Pietro Orlandi la collanina sul palmo della mano è stata ritagliata da qualche fotografia di Emanuela Orlandi con la collanina al collo. 

Stesso discorso Sara Cordella ha fatto sul biglietto con scritto “Con tanto affetto la vostra Emanuela” che un telefonista dalla voce giovanile e senza inflessioni dialettali fece ritrovare il 6 luglio 1983 in un cestino della spazzatura in Piazza del Parlamento. Sul bigliettino, che era una fotocopia, era riportato in corsivo “Con tanto affetto” sopra e “la vostra Emanuela” sotto. Stando all’analisi di Sara Cordella, le due frasi sono state scritte quasi certamente da Emanuela Orlandi, forse su un diario o su materiale similare, ma in tempi diversi e ritagliate dalle pagine per essere incollate su carta. Il biglietto, quindi, sarebbe la fotocopia di un collage costruito per l’occasione. Tutto ciò significa che il bigliettino in questione è stato prodotto da chi disponeva davvero degli scritti di Emanuela Orlandi, magari prelevandoli nella sua camera da letto dove potevano avere accesso solo poche persone: familiari, amici o parenti.

Comunque sia, Pietro Orlandi si è lamentato dell’audizione di Sara Cordella, sostenendo che la Commissione non starebbe facendo correttamente il suo lavoro: “Quindi tutto quello che è accaduto dal 2017 riguardo la pista di Londra ci si mette una pietra sopra perché una persona dichiara che le lettere sono false (senza ovviamente aver avuto in mano alcuna documento originale)? Penso proprio che la verità nessuno la vuole. Per qualcuno è meglio continuare a scavare nella vita di Emanuela e della sua famiglia”. Resta però da capire chi e perché starebbe costruendo questi presunti documenti falsi e per quale motivo.

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