A ottant’anni dalla fine della Seconda guerr@ Mondiale, l’Europa e il mondo intero assistono a un clima internazionale che richiama antichi timori, con gli Stati Uniti che lanciano segnali preoccupanti sulla loro postura militare. In un discorso pronunciato a Quantico davanti a centinaia di generali, il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha parlato di «prepararsi alla guerr@» e di mettere fine all’era del Dipartimento della Difesa, sostituendola con quella del «Dipartimento della guerr@».
Hegseth ha denunciato una presunta deriva “woke” nel reclutamento e nella gestione dei vertici militari, criticando la promozione basata su quote di genere, razza o primati storici e affermando l’intenzione di riportare standard rigorosi nelle forze arm@te. L’accento, ha sottolineato, sarà sulla preparazione al conflitto e sulla vittoria militare, con un richiamo forte alla disciplina fisica: generali e sold@ti sovrappeso, ha detto, non possono più rappresentare gli Stati Uniti.
Il discorso di Hegseth ha incluso osservazioni controverse sulle donne nell’esercito, sottolineando che, se i nuovi standard impediranno loro di comb@ttere, «pazienza», e ribadendo che gli standard di potenza fisica devono essere neutri e rigorosi. Allo stesso tempo, il presidente Donald Trump ha sostenuto il cambio di nome del Pentagono con il richiamo storico al «Dipartimento di guerr@», collegandolo a un presunto periodo di maggiore efficacia bellica e denunciando la cultura “woke” come causa di indebolimento delle forze armate.
Trump ha ribadito il proprio ruolo nella ricostruzione dell’esercito, sottolineando come, secondo lui, abbia risolto numerose guerre e auspicando di ottenere il riconoscimento del Nobel per la Pace. Le reazioni all’interno del Pentagono, tuttavia, non sono unanimi. Fonti del Washington Post riportano preoccupazioni diffuse tra i vertici militari americani, che temono la riduzione del ruolo degli Stati Uniti in Europa e in Africa, il ritiro di forze strategiche e una riorganizzazione radicale delle gerarchie militari.
Il dissenso riguarda anche la National Defense Strategy in fase di finalizzazione, con critiche che vanno dalla focalizzazione eccessiva sulla difesa del territorio nazionale all’approccio personale e a volte contraddittorio di Trump nella politica estera. Tra i leader militari, il generale Dan Caine ha espresso dubbi sulla capacità della nuova strategia di preparare le forze a una possibile sfida diretta con la Cina, evidenziando il rischio di indebolire la cooperazione con gli alleati storici e di minare la stabilità internazionale, in un momento in cui la guerr@ in Ucraina e le incursioni russe nello spazio aereo della Nato rendono la vigilanza cruciale.