Nuovi sviluppi scuotono il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Le perquisizioni, coordinate dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, hanno interessato non solo l’abitazione di Venditti, ma anche quella della famiglia Sempio, coinvolta nell’indagine per cui il magistrato sarebbe stato corrotto.
Secondo i pubblici ministeri, Venditti avrebbe ricevuto una somma di denaro, stimata tra i 20 e i 30 mila euro, per favorire Andrea Sempio, inizialmente indagato per l’omicidio della sorella dell’amico Marco Poggi. L’indagine della Procura di Brescia si concentra su presunti comportamenti illeciti legati alle indagini condotte nel 2017 dalla Procura di Pavia.
Secondo i pm, le indagini a carico di Sempio presenterebbero anomalie, tra cui omissioni importanti nella trasmissione delle intercettazioni ambientali. Dall’analisi delle intercettazioni in auto, risalenti al 10 febbraio 2017, emergerebbe come Sempio e suo padre avessero discusso in anticipo dell’interrogatorio, parlando delle domande che gli sarebbero state rivolte e della percezione che avevano degli inquirenti. Un elemento chiave che ha avviato le nuove indagini è un appunto manoscritto trovato nel maggio scorso a casa dei genitori di Sempio, recante la scritta “Venditti gip archivia x 20.30 Euro”.
Secondo i pm, tale appunto testimonia un accordo illecito volto a garantire l’archiviazione del procedimento in favore di Sempio. La difesa, rappresentata dall’avvocato Massimo Lovati, interpreta invece l’appunto come un preventivo di spese legali, negando che possa configurare corruzione.
Parallelamente, la gip di Pavia Daniela Garlaschelli ha concesso una proroga di 70 giorni per l’incidente probatorio, richiesto dai periti genetista e dattiloscopico per completare gli accertamenti sui reperti e sul Dna. La nuova udienza è stata fissata per il 18 dicembre 2025, mentre le indagini continuano a scandagliare gli elementi raccolti nelle perquisizioni, che hanno visto l’acquisizione di numerosi documenti e dispositivi elettronici. L’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, ha commentato la vicenda sottolineando la gravità dell’ipotesi accusatoria e la necessità di approfondire attentamente gli elementi, evidenziando come l’indagine attuale non sostituisca, ma aggiunga approfondimenti alle precedenti verifiche. Questo approccio mira a garantire un quadro più completo e meno soggetto a errori rispetto alle indagini passate.