Neil Hopper, 49 anni, chirurgo vascolare originario di Truro, Cornovaglia, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione per frode assicurativa e possesso di materiale considerato inappropriato. La vicenda, che ha avuto ampia risonanza mediatica, riguarda eventi che risalgono al 2019, quando il medico si è procurato autonomamente lesioni alle gambe che hanno portato alle loro amputazioni sotto il ginocchio. Hopper aveva presentato richieste di risarcimento assicurativo sostenendo che le lesioni fossero dovute a una presunta malattia, mentre le indagini hanno accertato che erano autoinflitte attraverso l’esposizione a temperature estreme.
Il tribunale ha rilevato che Hopper, che ha ammesso due capi di frode e tre di possesso di materiale inappropriato, nutriva un interesse personale che ha influenzato le sue azioni. Durante il procedimento, è emerso che il medico aveva acquistato online alcuni video di contenuti estremi riguardanti modifiche corporee volontarie, e aveva scambiato numerosi messaggi con il gestore del sito per discutere delle proprie esperienze personali.
Nonostante le circostanze straordinarie, Hopper ha espresso rimorso per la disonestà legata alle richieste assicurative, pur non mostrando rimpianto per le operazioni stesse. Le richieste di risarcimento fraudolente superavano le 466.000 sterline e, secondo l’accusa, Hopper era stato motivato anche dall’interesse a ottenere vantaggi economici. Dopo le amputazioni, il medico era tornato al lavoro in meno di sei mesi utilizzando protesi, e la sua carriera professionale è stata interrotta solo a seguito dell’arresto nel marzo 2023, con sospensione dall’albo dal dicembre dello stesso anno.
Le autorità sanitarie hanno sottolineato che le condanne non riguardano la condotta professionale di Hopper negli ospedali in cui ha lavorato. Il Royal Cornwall Hospitals NHS Trust ha effettuato revisioni cliniche approfondite delle operazioni eseguite dal chirurgo, coinvolgendo esperti indipendenti, e ha confermato che non vi erano rischi o danni per i pazienti. Tuttavia, alcuni ex pazienti, compresi coloro che avevano subito amputazioni, hanno espresso preoccupazione riguardo agli interventi ricevuti, richiedendo maggiore chiarezza e trasparenza.
Il caso di Hopper mette in luce questioni importanti riguardo alla salute mentale dei professionisti sanitari e all’importanza di sistemi di monitoraggio e supporto efficaci. La vicenda ha sollevato dibattiti sulla necessità di conciliare benessere individuale e responsabilità professionale, e sull’opportunità di adottare strumenti adeguati per prevenire comportamenti problematici prima che possano avere conseguenze legali o personali rilevanti.
Pur essendo una situazione complessa e di difficile comprensione, la condanna di Hopper rappresenta un monito sull’importanza della trasparenza e della correttezza nelle relazioni con assicurazioni e istituzioni, e stimola riflessioni più ampie sul sostegno psicologico e professionale dei medici. Garantire un ambiente di lavoro sicuro, supervisionato e attento alla salute mentale può aiutare a prevenire simili episodi in futuro, proteggendo sia i pazienti sia i professionisti stessi.