La febbre West Nile torna al centro dell’attenzione sanitaria in Italia dopo il primo decesso confermato nel Lazio per l’estate 2025. Una donna è morta a Latina in seguito all’infezione da virus West Nile (WNV), trasmesso dalla puntura di zanzare infette, principalmente del genere Culex, attive soprattutto tra il tramonto e l’alba.
L’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato la presenza del virus in diverse province del Centro-Nord, confermando che l’infezione ha ormai raggiunto una diffusione nazionale, comprese le regioni meridionali. Il West Nile virus si trasmette esclusivamente tramite punture di zanzare e non da persona a persona.
Tuttavia, può causare complicanze anche gravi in soggetti fragili, anziani o immunodepressi. Alla luce dei recenti sviluppi, cresce l’importanza della prevenzione quotidiana e di una corretta informazione per ridurre i rischi. Non esistendo al momento un vaccino contro il virus, la difesa più efficace è evitare le punture.
È fondamentale ridurre al minimo l’esposizione alle zanzare nelle ore più critiche, adottando misure semplici ma efficaci: l’uso di repellenti a base di DEET o icaridina, l’abbigliamento chiaro e coprente, e le zanzariere su porte e finestre. Ventilatori, spirali antizanzare e dispositivi elettrici rappresentano validi alleati, soprattutto nelle ore notturne. Un altro fronte fondamentale è la prevenzione ambientale. Le zanzare depongono le uova in acqua stagnante, quindi è essenziale svuotare regolarmente sottovasi, secchi e contenitori all’aperto.
Le piscine per bambini andrebbero svuotate dopo ogni uso, mentre ciotole e recipienti dovrebbero essere puliti e coperti. In ambito condominiale o urbano, l’uso di larvicidi biologici nei tombini o nelle fontane può prevenire la proliferazione delle larve senza danneggiare l’ambiente.
Nella maggior parte dei casi, chi contrae il virus non sviluppa sintomi o accusa solo disturbi lievi come febbre, mal di testa, sfoghi cutanei o nausea. In questi casi, è sufficiente trattare i sintomi con antipiretici e antinfiammatori, e garantire riposo e idratazione. Tuttavia, una piccola percentuale (circa 1 caso su 150) può sviluppare forme gravi, con coinvolgimento neurologico: encefalite, confusione, convulsioni, paralisi o coma. In questi casi, è essenziale il ricovero ospedaliero e un trattamento di supporto intensivo.
La prevenzione collettiva passa anche attraverso gli interventi istituzionali: disinfestazioni mirate, controllo sugli animali selvatici e sui cavalli, e sorveglianza nei centri trasfusionali. Le autorità sanitarie sono impegnate a monitorare la circolazione del virus, ma la collaborazione dei cittadini resta cruciale.