Durante l’udienza del 10 luglio al tribunale di Torino è cominciato un processo che vede imputato un giovane, oggi maggiorenne, accusato di aver esercitato per mesi un comportamento oppressivo e destabilizzante nei confronti della sua ex fidanzata, all’epoca dei fatti ancora minorenne.
L’episodio centrale della vicenda sarebbe avvenuto circa un anno fa, durante una cena nella casa di famiglia del ragazzo, quando la giovane avrebbe espresso il desiderio di iscriversi a un corso per diventare estetista. Una scelta del tutto legittima che, secondo le accuse, avrebbe scatenato una reazione spropositata da parte del fidanzato, il quale, dopo averla bloccata fisicamente, l’avrebbe colpita ripetutamente.
A rendere ancora più inquietante la scena, il fatto che – sempre secondo quanto riferito in aula – la madre del ragazzo non avrebbe tentato di fermarlo, ma anzi avrebbe trattenuto la giovane, impedendole di fuggire.
A raccontare quanto accaduto è stata la madre della ragazza, visibilmente commossa in aula, che ha ricordato la telefonata ricevuta dalla figlia, in lacrime e spaventata. Una volta arrivata sotto casa del ragazzo, avrebbe trovato la figlia con l’occhio gonfio e segni evidenti di tensione. La corsa in ospedale ha portato a una diagnosi di contusioni multiple e, successivamente, alla denuncia dell’accaduto.Tuttavia, secondo gli inquirenti, la situazione non si è fermata con la denuncia: la ragazza avrebbe continuato a subire la pressione dell’ex compagno, che si sarebbe presentato ripetutamente sotto casa, tentando di ricontattarla anche attraverso messaggi vocali allarmanti.
Una situazione tale da indurre inizialmente la ragazza a ritirare la querela, nel tentativo – probabilmente – di fermare l’escalation. Nel fascicolo processuale sono stati raccolti diversi elementi: dichiarazioni, fotografie e referti medici che documentano la condizione di disagio vissuta dalla giovane, descritta anche come “alterazione delle abitudini di vita”. È stato inoltre ricostruito un secondo episodio, datato gennaio 2024, durante il quale il ragazzo avrebbe afferrato la giovane per la nuca con forza.
Gli avvocati della difesa, Francesco e Vittorio Pesavento, hanno respinto tutte le accuse, dichiarando che il loro assistito non avrebbe mai agito con forza nei confronti della ragazza. Il giovane ha sostenuto in aula che i lividi documentati fossero stati provocati volontariamente dalla stessa per accusarlo ingiustamente, una versione che ha suscitato perplessità. Il procedimento è solo agli inizi, ma le prossime udienze saranno decisive per far luce sulla dinamica dei fatti e stabilire le eventuali responsabilità. Al centro del processo rimane una domanda: com’è possibile che un semplice sogno, come quello di costruirsi un futuro professionale, possa trasformarsi nell’origine di mesi difficili e di profonde sofferenze?