Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano, entrambe condannate si trovano detenute nella casa circondariale di Teramo

Le due donne, recluse nella stessa sezione dell’istituto penitenziario, hanno segnalato alle autorità della casa circondariale le difficili condizioni di detenzione legate al caldo torrido di questi giorni.

Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano, entrambe condannate si trovano detenute nella casa circondariale di Teramo

TERAMO: Il caldo torrido che da giorni attanaglia l’Italia centrale non risparmia nemmeno le celle della casa circondariale di massima sicurezza di Castrogno, a Teramo, dove sono detenute Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano, entrambe condannate all’ergastolo per Delitto di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana fatta fuori nell’agosto del 2010. Le due donne, al centro di uno dei casi giudiziari più discussi dell’ultimo decennio, hanno lamentato un forte disagio fisico dovuto alle temperature estreme che in questi giorni superano stabilmente i 35 gradi, rendendo le celle soffocanti e l’aria irrespirabile. A darne notizia è l’associazione Giustitalia, che si occupa della tutela dei diritti dei detenuti, secondo cui Sabrina e Cosima avrebbero inoltrato, tramite i loro legali, un’istanza formale alla direzione della struttura e alle autorità competenti, segnalando le condizioni “non più tollerabili” in cui si trovano a vivere.

Le celle del penitenziario teramano come in molte altre case circondariali italiane non sarebbero dotate di adeguati sistemi di climatizzazione, e la scarsa ventilazione interna aggrava ulteriormente una situazione resa difficile dalla coabitazione forzata in spazi angusti. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Centro, non si tratterebbe di un caso isolato: sono diversi i detenuti che in questi giorni hanno manifestato malori o difficoltà legate all’ondata di calore.

Anche il personale di polizia penitenziaria è sottoposto a turni in ambienti estremamente caldi e spesso privi di condizionamento, aumentando tensioni e stress all’interno della struttura. Sabrina Misseri e Cosima Serrano sono recluse a Castrogno dal 2017, anno in cui la sentenza è divenuta definitiva. La Corte di Cassazione ha confermato per entrambe la condanna all’ergastolo per concorso nel delitto e nell’occultamento del cadavere della giovane Sarah, la cui scomparsa aveva inizialmente mobilitato l’intera comunità di Avetrana in una frenetica quanto disgrazia ricerca.

Nonostante il verdetto irrevocabile, madre e figlia continuano a proclamare la propria innocenza, ribadendo la loro estraneità ai fatti e lasciando intendere che il vero responsabile sarebbe Michele Misseri, marito di Cosima e zio di Sarah. Quest’ultimo ha ammesso in un primo momento del delitto, per poi ritrattare e autoaccusarsi solo della soppressione della salma. Per tale reato ha scontato la pena inflitta ed è tornato in libertà da alcuni anni. Nel frattempo, l’ondata di calore continua a sollevare interrogativi anche sul tema della vivibilità nelle case circondariali italiane, spesso oggetto di denunce da parte di associazioni e garanti dei diritti dei detenuti.

Il caso di Sabrina e Cosima riaccende dunque il dibattito sulle condizioni detentive e sullo scontro che le emergenze climatiche possono avere su chi vive in ambienti chiusi e sovraffollati, lontano dagli occhi dell’opinione pubblica.

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