L’ondata di calore che sta investendo l’Europa, con punte di 40 gradi e oltre, ha già avuto conseguenze significative e spinto numerose autorità regionali italiane a intervenire con ordinanze straordinarie. In 13 Regioni italiane – tra cui Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia, Campania, Lazio e, da oggi, anche Veneto e Piemonte – è entrato in vigore il divieto di svolgere lavori all’aperto nelle ore più calde della giornata, generalmente dalle 12.30 alle 16, per tutelare la salute dei lavoratori esposti al sole.
Le categorie coinvolte spaziano dall’agricoltura alla logistica, passando per i cantieri stradali, forestali e florovivaistici. La sospensione delle attività è limitata ai giorni in cui, secondo la mappa Inail-Worklimate, il rischio da stress termico risulta elevato. Alcune Regioni, come l’Emilia-Romagna, hanno esteso la tutela anche ai lavoratori della logistica che operano nei piazzali esterni, un’aggiunta significativa rispetto alle disposizioni tradizionali.
Le attività urgenti e di pubblica utilità possono continuare solo se vengono adottate specifiche misure di sicurezza, mentre sono escluse dal divieto le pubbliche amministrazioni, i servizi essenziali e la protezione civile. In altre zone del Paese – come le Marche, il Friuli-Venezia Giulia, il Molise e la Valle d’Aosta – non sono state emanate ordinanze ma vengono suggerite misure precauzionali, come la rimodulazione degli orari di lavoro, la concessione di pause più frequenti in aree ombreggiate e la rotazione dei turni per ridurre l’esposizione al calore.
Nonostante gli sforzi regionali, il caldo ha già causato vittime. In Emilia-Romagna, un uomo di 47 anni di origine marocchina ha perso la vita per un malore mentre lavorava in un cantiere scolastico a San Lazzaro, poco prima delle 12. A Barcellona è stata avviata un’indagine sulla morte di una lavoratrice del servizio comunale di pulizia. Episodi che riaccendono il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. I sindacati esprimono soddisfazione per le ordinanze ma chiedono al governo un intervento nazionale strutturale, denunciando l’assenza di una strategia complessiva per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico nei contesti lavorativi.
Anche l’Ucoii, attraverso il presidente Yassine Lafram, ha lanciato un appello alla giustizia e alla tutela della dignità del lavoro, in memoria delle vittime. Nel frattempo, il Ministero della Salute conferma per oggi il “bollino rosso” in 17 città italiane, tra cui Bologna, Firenze, Torino e Bolzano. Un segnale chiaro dell’emergenza in corso.