PESCARA – Un nuovo capitolo giudiziario si apre sulle elezioni comunali di Pescara tenutesi l’8 e 9 giugno 2024: il Tar Abruzzo, nel corso della sua recente sentenza di 98 pagine, ha riscontrato «gravi carenze organizzative e procedurali» nelle operazioni di scrutinio e ha deciso di trasmettere l’intero fascicolo alla Procura della Repubblica per «un’eventuale verifica circa la sussistenza di ipotesi di reato».
Irregolarità documentate dal Tar
Fra le criticità evidenziate dal collegio presieduto da Paolo Passoni, cui hanno lavorato i giudici Massimiliano Balloriani e Silvio Lomazzi, emergono:
1)Buste elettorali lacerate, aperte o prive di timbri, senza che risulti alcuna spiegazione plausibile su come e quando tali danni siano avvenuti.
2)Verbali incompleti o contraddittori: in sezioni come la 25, il documento ufficiale presenta incongruenze macroscopiche; nelle sezioni 47, 73, 95, 145 e 169 manca addirittura il dato delle schede ricevute; e in altre (42, 45, 78) non è stato verbalizzato il confronto fra schede consegnate e schede effettivamente rinvenute.
3)Apparizione e scomparsa di schede: in alcune sezioni si sono registrate diminuzioni ingiustificate, in altre incrementi anomali. Il Tar sottolinea che, sebbene tale fenomeno non dimostri di per sé un dolo organizzato, «incide gravemente sull’attendibilità del risultato elettorale» e impone «massima cautela» nella sua interpretazione.
Il fondamento del rinvio in Procura
Il passaggio degli atti alla magistratura penale è motivato dalla frase clou della sentenza: «Non può affermarsi e neanche escludersi che vi sia stata un’attività postuma che, colposamente o dolosamente, abbia determinato la lacerazione dei plichi». Con tali parole, il Tar riconosce che la rottura o l’apertura delle buste potrebbe non essere dovuta a semplice negligenza, ma celare una volontà di manomettere il corretto svolgimento delle operazioni di voto. Sarà quindi la Procura a valutare se configurare reati quali la violazione del segreto elettorale, la falsità materiale o altri delitti connessi all’integrità del voto.
Il dibattito politico tra Masci e Costantini
Dopo la sentenza, la scena politica cittadina si spacca:
1)Carlo Masci (Forza Italia), sindaco uscente, ha scelto un profilo difensivo, ribadendo che «le discrepanze riscontrate sono ricomprese in normali margini di errore» e non menzionando il rilievo giudiziario della trasmissione degli atti alla Procura.
2)Carlo Costantini, candidato di centrosinistra e ricorrente davanti al Tar, ha invece salutato con favore il rinvio: «Spetterà alla Procura di Pescara accertare se ci sia stato un formale broglio o, come sostenuto da Masci, soltanto gravi irregolarità».
Un possibile “flusso” di schede non tracciate
Il Tar va oltre la contabilità numerica e mette in guardia da quello che definisce un «rischio di contagio procedimentale»: anche un piccolo scarto, se frutto di un meccanismo compromesso, può «rivelare una vulnerabilità sistemica» in un seggio. In alcune sezioni, si è osservato uno “spostamento” ingiustificato di schede (fino a 23 unità nella sezione 140) che, secondo i ricorrenti, non potrebbe essere spiegato con errori isolati, ma suggerirebbe piuttosto «un possibile flusso di schede non tracciato».
Verso la fase penale
Nei prossimi giorni, la Procura acquisirà i verbali di seggio, i plichi compromessi e i filmati delle telecamere installate nelle sedi elettorali. Saranno ascoltati presidenti, scrutatori e rappresentanti di lista, e potrà essere disposto il rilievo di impronte digitali sui plichi danneggiati. L’obiettivo è stabilire se le anomalie riscontrate siano riconducibili a semplici carenze organizzative o se nascondano un disegno doloso volto a influenzare l’esito delle elezioni. Le conclusioni di questo nuovo filone di indagine potranno avere un impatto decisivo non solo sul verdetto elettorale, ma anche sulla fiducia dei cittadini nell’integrità del processo democratico.