Una scena bruttissima e profondamente allarmante è emersa nei capannoni della cosiddetta “Sfattoria degli Ultimi”, situata alla periferia di Roma, dove sono stati rinvenuti circa 320 animali in condizioni di grave degrado e abbandono. Tra questi, 50 cinghiali erano costretti in spazi angusti, completamente privi di acqua, cibo e delle più basilari condizioni igienico-sanitarie.
L’intervento è scattato a seguito di accertamenti condotti dai Carabinieri della stazione locale, con il supporto del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale), del Raggruppamento CITES, della Polizia Locale e del personale veterinario della ASL Roma 1. Le forze dell’ordine hanno eseguito un sequestro preventivo della struttura, riscontrando numerose e gravi irregolarità gestionali. A carico della referente della “Sfattoria” sono state ipotizzate violazioni penali e amministrative legate alla tutela degli animali e alla gestione sanitaria e logistica del rifugio.
A sottolineare la gravità della situazione è stata anche Patrizia Prestipino, Garante per la Tutela degli Animali di Roma Capitale, che in una nota ha dichiarato: “Il blitz di ieri aveva un solo obiettivo: tutelare gli animali. È stata trovata una situazione di irregolarità diffusa, con animali in condizioni inaccettabili. Il mio primo pensiero, condiviso con il Dipartimento Benessere Animali, è proteggere le oltre 200 creature presenti e garantire loro un futuro dignitoso”. Tra le specie rinvenute figurano maiali, maialini vietnamiti, cani, gatti, capre, pecore e asini, molti dei quali malati, denutriti o affetti da patologie visibili, senza accesso a cure veterinarie, cibo adeguato o ripari sicuri. Le condizioni della struttura e il sovraffollamento hanno destato grande preoccupazione anche tra gli operatori intervenuti.
Le competenze dopo il sequestro
A seguito del sequestro, la gestione degli animali è stata suddivisa per competenza. Gli esemplari non appartenenti alla fauna selvatica quindi cani, gatti, suini domestici e asinelli saranno affidati a Roma Capitale, che ha già provveduto alla nomina di un custode giudiziario. Diverso il discorso per i cinghiali, che rientrano tra le specie di fauna selvatica protetta: in questo caso la responsabilità passa alla Regione Lazio, che tuttavia non ha ancora individuato un referente operativo per garantire l’accudimento e il trasferimento in una struttura adeguata.
La posizione dell’Enpa
La vicenda ha sollevato anche la reazione dell’Enpa di Roma (Ente Nazionale Protezione Animali), che ha espresso forte preoccupazione per lo stato in cui versavano gli animali. “Le condizioni riscontrate sono inaccettabili. È essenziale che venga garantita la tutela immediata di ogni animale presente, senza discriminazioni tra domestici e selvatici. In particolare, i cinghiali non possono diventare vittime di soluzioni drastiche o dell’indifferenza istituzionale, come spesso purtroppo accade”, si legge in una nota ufficiale.