Nel lungo e complesso percorso giudiziario legato alla morte di Chiara Poggi, avvenuta nell’agosto del 2007 a Garlasco, potrebbe aprirsi una nuova fase grazie a una recente analisi condotta da un tecnico forense indipendente.
Enrico Manieri, esperto in ricostruzioni scientifiche e specializzato in Bloodstain Pattern Analysis, ha comunicato alla difesa di Alberto Stasi un’ipotesi che, se confermata, potrebbe cambiare la narrazione finora acquisita del caso. Secondo Manieri, sulla scena del delitto non vi sarebbe stata una sola persona, ma almeno due. L’analisi si fonda sullo studio delle impronte lasciate sul luogo, in particolare di una traccia ematica che, a suo dire, non combacia con la suola delle scarpe Frau numero 42 da tempo associate al principale indiziato.
L’impronta in questione, caratterizzata da una tassellatura a sette segmenti zigrinati verticalmente, risulterebbe compatibile con una calzatura ritrovata anni fa in un fosso nei pressi di Groppello Cairoli, insieme a dei vestiti. Un dettaglio rimasto finora ai margini del dibattito giudiziario. La tesi dell’esperto non si limita a un’analisi morfologica: “La disposizione delle tracce e la dinamica di spostamento del corpo suggeriscono che una sola persona avrebbe incontrato non poche difficoltà. Considerando l’angustia delle scale e la gestione complessiva della scena, è plausibile pensare a un’azione compiuta da più mani“, ha dichiarato Manieri.
Questa osservazione potrebbe rafforzare la strategia difensiva di Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015. Il tecnico forense ha già messo a disposizione le proprie rilevazioni, che potranno ora essere vagliate nel contesto delle nuove attività disposte dal Gip di Pavia, Daniela Garlaschelli.
Nel frattempo, durante l’incidente probatorio in corso, è emerso anche un ulteriore elemento che potrebbe alimentare nuovi scenari: un capello lungo circa tre centimetri è stato trovato all’interno del sacco azzurro dei rifiuti prelevato dalla casa dei Poggi. Il ritrovamento è avvenuto giovedì scorso, poco prima di un improvviso blackout che ha temporaneamente interrotto l’attività nei laboratori della Questura di Milano. Il capello sarà ora analizzato da due esperti nominati dal tribunale, con l’obiettivo di estrarne un eventuale profilo genetico.