Luserna San Giovanni, indagine sulla Comunità Mauriziana: ospiti disabili trattati con modalità inaccettabili

Accertamenti approfonditi su presunti maltrattamenti ai danni di persone con disabilità psichica. Il giudice: «Atteggiamenti disumanizzanti e gestione inadeguata»

Luserna San Giovanni, indagine sulla Comunità Mauriziana: ospiti disabili trattati con modalità inaccettabili

La Comunità Mauriziana di Luserna San Giovanni, in provincia di Torino, è al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura, che ha portato all’emissione di otto misure cautelari nei confronti di sette operatori socio sanitari e di uno psicoterapeuta.

Secondo le ricostruzioni contenute nelle carte dell’indagine, all’interno della struttura si sarebbe consolidato nel tempo un ambiente segnato da comportamenti ritenuti oppressivi e non rispettosi della dignità degli ospiti, persone con fragilità psichiche. L’inchiesta è nata da una segnalazione e si è avvalsa di intercettazioni ambientali e video, oltre che delle testimonianze di chi ha lavorato o frequentato la struttura.

Le registrazioni mostrerebbero un contesto nel quale sarebbero avvenuti episodi di scherno, umiliazione e modalità operative considerate fortemente lesive del rispetto e dell’autonomia degli utenti. In un passaggio chiave, il giudice per le indagini preliminari Alessandra Salvadori scrive che alcuni degli indagati si sarebbero dimostrati compiaciuti del “clima di terrore” instaurato, considerandolo funzionale al controllo e alla “neutralizzazione” degli ospiti.

Frasi intercettate come “Se questi muri potessero parlare… altro che galera, ci dovevano crocifiggere” o “Il 90 per cento di noi doveva stare in carcere” riflettono un livello di consapevolezza interno alla struttura che lascia spazio a una riflessione più ampia sul funzionamento del sistema di vigilanza e formazione del personale.

In un dialogo, uno degli operatori, parlando delle reazioni spaventate degli ospiti al solo gesto delle braccia spalancate, ridacchia mimando la scena, come se fosse un rituale consolidato. Il giudice definisce queste parole e gestiusuali manifestazioni di scherno”.

Dai documenti dell’inchiesta emerge anche come chi tentava di segnalare comportamenti inappropriati venisse spesso isolato o addirittura ostacolato. Secondo quanto ricostruito, alcuni responsabili avrebbero minimizzato o addirittura ignorato i richiami, contribuendo così a mantenere una gestione poco trasparente e inefficace.

Chi ha provato a parlare è stato messo da parte“, si legge in un’intercettazione, mentre un sindacalista riferisce che l’atteggiamento “rude” di alcuni operatori era ben noto da tempo. Il giudice Salvadori sottolinea che non si tratta di “errori occasionali”, ma di condotte sistematiche che avrebbero alterato profondamente la serenità della comunità. Episodi come la somministrazione non necessaria di lassativi o la minaccia dell’uso del “materassino blu” per immobilizzare una persona, sono citati come pratiche prive di finalità terapeutiche, volte solo a intimidire o punire.

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