Villa Pamphili, il sospettato Rexal Ford: “Sono io il padre della bambina”

Quando è stato fermato in Grecia dalla polizia, il 46enne ha dichiarato di essere il padre, ma il legame di parentela deve ancora essere verificato. Le loro tracce in Italia risalgono ad aprile.

Villa Pamphili, il sospettato Rexal Ford: “Sono io il padre della bambina”

“Sono il padre della bambina”, ha dichiarato Rexal Ford, il 46enne con passaporto americano fermato in Grecia, sospettato di essere coinvolto nella vicenda della piccola ritrovata sabato pomeriggio a Villa Pamphili. La procura di Roma è risalita a lui grazie alle testimonianze raccolte e all’incrocio con un documento che Ford aveva consegnato a un ente caritativo e mostrato alla polizia durante un controllo, avvenuto dopo una segnalazione per una lite con la donna nelle scorse settimane.

La stessa donna è stata trovata senza vita sabato, a poche centinaia di metri dalla bambina. Sulle cause del suo decesso sono ancora in corso degli accertamenti.

Come ha precisato il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, il decreto di fermo riguarda esclusivamente il decesso della bambina. Rexal Ford è accusato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal pm Antonio Verdi di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Secondo i risultati dell’autopsia, la piccola sarebbe stata soffocata.

Dopo aver abbandonato il corpo nella centralissima Villa Pamphili, l’uomo avrebbe vagato per giorni prima di lasciare l’Italia. Da Fiumicino ha preso un volo per l’isola greca di Skiathos, pagando il biglietto con una carta di credito. Restano da chiarire anche le sue disponibilità economiche.

Al momento, la procura esclude la presenza di complici. “Non ci sono elementi scientifici che certifichino al momento la relazione di parentela”, ha spiegato il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini. Solo l’esame del Dna potrà stabilire se Ford sia davvero il padre della piccola.

Secondo le indagini, i tre sarebbero arrivati in Italia alcuni mesi fa: le prime tracce della loro presenza risalgono ad aprile, ma resta ancora da chiarire come siano entrati nel Paese. «L’inchiesta è ancora nelle fasi iniziali e richiederà tempo», ha precisato il procuratore Francesco Lo Voi, aggiungendo che “non depone a favore dell’indagato il fatto che abbia lasciato l’Italia senza mai cercare aiuto“.

 

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