Il comando provinciale della Guardia di Finanza di Brindisi ha diffuso in queste ore un bilancio allarmante delle attività ispettive condotte nei primi cinque mesi del 2025. L’esito delle operazioni mostra una realtà ancora profondamente segnata dalla piaga del lavoro sommerso: tra gennaio e maggio, le Fiamme Gialle hanno scoperto 45 lavoratori completamente “in nero”, cioè senza alcun contratto né tutele, e 7 impiegati in modo “irregolare”, con rapporti lavorativi non conformi alla normativa vigente.
I controlli hanno interessato una vasta gamma di attività economiche presenti sul territorio brindisino, ma il fenomeno si è rivelato particolarmente diffuso nel settore edilizio, storicamente sensibile a questo tipo di irregolarità. In questo comparto, le verifiche hanno portato a scoprire numerosi casi di utilizzo illecito di manodopera, spesso con condizioni di lavoro precarie e senza alcun rispetto dei diritti dei lavoratori.
Nel complesso, sono stati 40 i datori di lavoro individuati come responsabili dell’impiego di manodopera in nero o irregolare. Per 12 di loro è scattata la sospensione dell’attività, a seguito della segnalazione trasmessa all’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Questo provvedimento, di natura cautelare, è stato adottato in presenza di violazioni gravi e reiterate, volte ad arginare immediatamente le condotte illecite.
Le operazioni rientrano in un piano d’intervento strutturato e mirato, elaborato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Brindisi. L’obiettivo principale è quello di contrastare il cosiddetto “sommerso da lavoro”, una pratica che rappresenta una minaccia per l’equità del mercato e per la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori. In particolare, l’attenzione è stata rivolta anche al comparto turistico e della ristorazione, in vista dell’imminente stagione estiva e del conseguente aumento della domanda occupazionale in queste aree.
In un contesto economico fragile e complesso, tali interventi assumono un valore strategico: contrastare il lavoro nero significa tutelare i diritti dei lavoratori, garantire la concorrenza leale tra imprese e proteggere le entrate fiscali e previdenziali dello Stato. L’impiego di manodopera non regolare, infatti, non solo penalizza chi lavora senza tutele, ma danneggia l’intero tessuto produttivo, alimentando un circolo vizioso di illegalità e insicurezza economica.