Emergono nuovi inquietanti dettagli nell’inchiesta coordinata dal Pm Gennaro Varone sul decesso improvvisa di Riccardo Zappone, 30enne di Pescara domiciliato a San Giovanni Teatino, avvenuta lo scorso fine settimana in Questura. Oltre agli esami tossicologici che hanno rilevato una presumibile intossicazione da sostanze stupefacenti, nell’ordinanza del magistrato spiccano le accuse di lesioni aggravate nei confronti di tre agenti e l’apertura di un fascicolo contro ignoti per delitto colposo come conseguenza di altro reato (lo spaccio) e per detenzione di sostanze stupefacenti.
Le contusioni e l’ipotesi di intossicazione
Fonti giudiziarie riferiscono che l’esame autoptico, conclusosi nelle prime ore di ieri, ha evidenziato ecchimosi multiple sul torace e sugli arti superiori, compatibili con una colluttazione avvenuta durante il fermo di polizia. Alla luce di questi rilevamenti, il Pm Varone ha deciso di iscrivere tre poliziotti nel registro degli indagati con l’ipotesi di lesioni aggravate: secondo l’accusa, avrebbero usato una forza eccessiva nel contenere Zappone, il quale come si apprende avrebbe opposto resistenza all’arresto, spingendo e colpendo a sua volta uno degli agenti. Un dato particolarmente rilevante è il riscontro di una presunta intossicazione da sostanze stupefacenti: il giovane sarebbe risultato positivo a metaboliti della sostanza, elemento che potrebbe aver concorso a un grave deficit cardiaco. Gli esami tossicologici, infatti, hanno individuato concentrazioni compatibili con un’assunzione recente e massiccia, benché non sia ancora chiaro se la sostanza fosse stata ingerita volontariamente o messa a sua insaputa.
Il ricorso al taser e il malore in Questura
Secondo il verbale di polizia, la sequenza dei fatti è iniziata intorno alle 22:15 di mercoledì, quando Zappone è stato fermato per una segnalazione di scontro in centro a Pescara. Giunto in via D’Annunzio, il trentenne descritto dai testimoni come “molto agitato” avrebbe urlato insulti e tentato di colpire i passanti, rendendosi necessario l’intervento di due pattuglie. Nonostante le ripetute richieste di collaborazione, Zappone avrebbe continuato a divincolarsi e a spintonare gli agenti. In tale frangente, uno dei poliziotti ha estratto il taser e ha scaricato una prima scarica elettrica a distanza regolamentare (circa 1,7 metri). Non ottenendo la piena immobilizzazione, l’agente ha fatto ricorso a una seconda scarica, stavolta a brevissima distanza, colpendo il trentenne al torace. Dopo la seconda scarica, Zappone è caduto esanime a terra. Gli agenti lo hanno immobilizzato con le manette e lo hanno portato nei locali di attesa della Questura per formalizzare l’arresto. È qui che l’uomo ha subìto un malore improvviso, accusando un arresto cardiaco. Vani i tentativi di rianimazione condotti dai sanitari del 118 sul marciapiede antistante: trasferito in codice rosso all’ospedale “Santo Spirito” di Pescara, Zappone è deceduto dopo poche ore.
Le due procure aperte: delitto colposo e spaccio
Per fare piena luce sulla vicenda, il Pm Gennaro Varone ha disposto l’apertura di due distinti fascicoli:
1)lesioni aggravate nei confronti dei tre poliziotti indagati. Il capo di imputazione nasce dalle contusioni riscontrate durante la colluttazione, ora al vaglio degli inquirenti per stabilire se l’uso della forza sia stato proporzionato alla reazione di Zappone o se si sia determinato un eccesso illegittimo.
2)Delitto colposo come conseguenza di altro reato e spaccio di sostanze stupefacenti. Zappone risulta indagato a titolo postumo per detenzione e consumo di sostanze stupefacenti, in relazione alla rilevazione tossicologica. Nel fascicolo contro ignoti, la magistratura vaglierà eventuali responsabilità di chi ha fornito le sostanze stupefacenti e indagherà se il decesso sia avvenuto principalmente a causa dell’arresto cardiaco indotto dallo stato di intossicazione, dalla scarica del taser o dalla somma di entrambi.
Precedenti analoghi in Italia e dibattito sull’uso del taser
Il caso di Pescara non è isolato. Nelle ultime stagioni, diversi episodi di decesso in concomitanza con l’uso del taser hanno sollevato il dibattito sull’adozione di questo strumento “non letale”. A luglio 2024, un 42enne a Bolzano morì dopo essere stato fermato con il taser dai Carabinieri; nell’agosto 2023, un 35enne con disturbi psichiatrici decedette a San Giovanni Teatino (Chieti) dopo una scarica elettrica somministrata dai militari per impedire che si avvicinasse ai binari ferroviari. In entrambi i casi, le indagini hanno escluso una correlazione diretta tra la scarica elettrica e il decesso, attribuendo la causa a preesistenti problemi cardiaci o psichiatrici. In molte città italiane, l’introduzione del taser nel 2022 ha comportato un addestramento specifico per le forze di polizia e l’adozione di protocolli che ne limitano l’uso alle situazioni estreme, in cui il fermo tradizionale non sia possibile. Tuttavia, le associazioni per i diritti civili chiedono “maggiore trasparenza” e “monitoraggio medico obbligatorio” per chi subisce una scarica, soprattutto se in condizione di alterazione psicofisica.
Le reazioni delle autorità e della famiglia
Il Questore di Pescara ha espresso “profondo cordoglio” e si è detto “impegnato a garantire totale collaborazione con la Procura”. Il sindaco, [Nome Sindaco], ha annunciato un tavolo di confronto con le forze dell’ordine e le associazioni sanitarie per rivedere “modalità di intervento e protocolli d’emergenza”. La famiglia di Zappone, assistita dall’avvocato [Nome Avvocato], ha chiesto che “la verità venga fuori fino in fondo”. “Riccardo non era un malavitoso violento afferma la sorella. Ci chiediamo se l’alcol o le sostanze stupefacenti assunta abbiano un’incidenza maggiore rispetto allo shock elettrico o se i poliziotti abbiano esagerato nella forza”. La funzione religiosa in suffragio si terrà domani alle 18 nella chiesa di San Giovanni Battista a San Giovanni Teatino.
Conclusione
Nei prossimi giorni, i risultati completi dell’autopsia e i referti tossicologici saranno depositati agli atti. Solo allora la Procura potrà chiarire se l’urto finale per Zappone sia stato causato soprattutto dall’intossicazione da sostanze stupefacenti, dalla scarica del taser o da una combinazione di entrambi. Intanto, l’inchiesta segue due binari: verificare l’eventuale eccesso nella legittima difesa da parte degli agenti e individuare i responsabili del presunto spaccio che avrebbe fornito al giovane la sostanza. Fino a quel momento, resta alta la tensione a Pescara, dove il ricordo del 30enne si confonde con il difficile dibattito sui limiti d’uso di un’arma elettrica e sulla tutela delle persone in stato di alterazione.