La vicenda di Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si sviluppa attraverso migliaia di messaggi, foto e video, testimoni silenziosi di un rapporto complicato e carico di tensioni, conclusosi con un episodio che ha profondamente scosso Anzola dell’Emilia e l’intero Paese.
Tra gennaio 2023 e il 16 maggio 2024, giorno in cui Sofia ha perso la vita, sono stati scambiati ben 16.850 messaggi su piattaforme come Whatsapp, Viber e Signal, un flusso continuo che mostra non solo l’intensità della relazione ma anche le crescenti difficoltà e pressioni che la caratterizzavano.
In aula, il maresciallo maggiore Matteo Filippone del nucleo investigativo dei carabinieri di Bologna ha illustrato come l’analisi delle chat evidenzi una continua alternanza di momenti di tranquillità e di forti contrasti. Le parole più ricorrenti tra i due rivelano una situazione di oppressione emotiva: Gualandi chiedeva spesso a Sofia di «lasciarlo respirare», implorando distanze emotive e fisiche, mentre lei cercava di mantenere il legame, insistendo per incontri anche in luoghi nascosti, come «dietro una colonna».
Questo alternarsi di vicinanza e allontanamento generava un clima di pressione reciproca, aggravato dal fatto che la relazione proseguiva senza pause nonostante i segnali evidenti di crisi. La testimonianza di Gualandi in aula si è concentrata sulla dinamica di un colpo partito durante una colluttazione con la giovane, versione però ritenuta poco convincente dagli investigatori, che hanno evidenziato l’assenza di scontri e il comportamento freddo di Gualandi subito dopo l’evento.
Ulteriori dubbi sono stati sollevati dal mancato ritrovamento del kit per la pulizia dell’oggetto coinvolto, alimentando incertezze sulla ricostruzione fornita dall’ex comandante della polizia locale.
Il rapporto tra Sofia e Giampiero è stato complicato anche dall’intervento del fidanzato ufficiale di lei, che ha scoperto la relazione. Sofia, oppressa dal senso di colpa, tentava più volte di porre fine al legame con Gualandi, ma lui insisteva per mantenerlo attivo, chiedendo di evitare «soluzioni radicali». La situazione personale e sociale di Gualandi si faceva ancora più difficile con la consapevolezza, da parte della moglie, del legame extraconiugale, che ha ulteriormente aggravato la complessità della vicenda.