Ragazzo illeso da un colpo di rivoltella: non si tratta di una trappola, ma di una disgrazia gioco tra amici finito male

Attimi di panico e preoccupazione all’Aquila, dopo la denuncia iniziale di un ragazzo di 14 anni che ha raccontato di essere stato preso di mira da un’auto in corsa.

Ragazzo illeso da un colpo di rivoltella: non si tratta di una trappola, ma di una disgrazia gioco tra amici finito male

L’AQUILA – «Mamma, papà, mi hanno sparato. Sono scappati a bordo di un’Audi nera». Con queste parole, intrise di panico e strazio, un ragazzino di 14 anni ha sconvolto i genitori nel tardo pomeriggio di ieri. Una scena da film di cronaca nera, che sembrava rievocare scenari lontani come quelli di Scampia o Monreale, dove la malavita organizzata lascia spesso dietro di sé una scia di cruore. E invece tutto è accaduto a Cese di Preturo, tranquilla frazione della città dell’Aquila, dove la realtà ha rischiato di superare la fantasia.

Erano circa le 18 quando l’adolescente, insieme ad altri due coetanei, si trovava sotto casa, nei pressi di un garage, presumibilmente per trascorrere qualche ora di svago. Poi il colpo. Un colpo secco, improvviso, che lo ha centrato al polpaccio. La madre, sconvolta, lo ha caricato in auto e lo ha accompagnato di corsa al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale San Salvatore. Il ragazzino perdeva cruore, ma riusciva a parlare. Ed è a quel punto che ha raccontato la sua prima versione dei fatti: «È stata un’auto, un’Audi nera, è passata accanto a noi, ha  fatto partire  un copo e poi è fuggita».

La notizia ha immediatamente fatto scattare l’allarme. Sul posto si sono precipitate le Volanti della polizia, coordinate dal commissario Francesco D’Antonio, con il supporto della squadra Mobile e degli agenti della Polizia Locale. Anche il nuovo questore dell’Aquila, Fabrizio Mancini, è stato subito informato dell’episodio. L’obiettivo era chiaro: rintracciare al più presto l’auto fuggita e individuare gli autori di un gesto tanto grave quanto inspiegabile. Gli inquirenti hanno avviato i primi accertamenti, passando al setaccio le telecamere di sorveglianza della zona. Ma nessuna traccia dell’auto né di eventuali sospetti.

Poi la svolta. Incalzato dagli agenti della Mobile, e soprattutto alla presenza della madre, il 14enne ha finito per crollare. Il racconto iniziale si è sbriciolato: nessuna Audi nera, nessun commando in fuga. Il colpo era partito da una rivoltella vera, sì, ma non da sconosciuti. La rivoltella, una  legalmente detenuta dal padre del ragazzo per uso sportivo, era stata presa di nascosto dai tre amici, approfittando dell’assenza dell’uomo. E durante quello che si è rivelato essere un gioco incosciente, la disgrazia è stata sfiorata. Ora, la situazione si è ribaltata: da presunto nemico di una trappola, il ragazzo rischia di trovarsi coinvolto in un’inchiesta per uso improprio di arma da fuoco, e con lui anche i genitori. Il padre potrebbe essere chiamato a rispondere del reato di omessa custodia della rivoltella, mentre per la madre si profila l’ipotesi di false dichiarazioni e procurato allarme, qualora emergesse che fosse consapevole della reale dinamica sin dall’inizio.

Restano da chiarire altri aspetti fondamentali: chi dei tre ragazzi maneggiava la rivoltella nel momento del colpo? Il colpo è partito accidentalmente o a seguito di un litigio? Chi ha premuto il grilletto e perché? Sono tutti interrogativi a cui gli inquirenti cercheranno risposta attraverso l’analisi dei rilievi balistici, della traiettoria del colpo e della testimonianza incrociata dei giovani coinvolti. Intanto, il 14enne è stato sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza per rimuovere il colpo e limitare i danni. L’operazione è riuscita e fortunatamente il ragazzo non è mai stato in pericolo di vita.

Ma le conseguenze di quanto accaduto non si limiteranno a una ferita fisica: ci saranno strascichi giudiziari, familiari e psicologici, che impiegheranno tempo per essere rimarginati. Un episodio che solleva interrogativi importanti anche sul tema della sicurezza delle rivoltelle in casa e sul ruolo della famiglia nell’educazione alla responsabilità. Quella che poteva essere una disgrazia è stata evitata solo per un soffio. Ma quanto accaduto resterà come monito: certi “giochi” non si possono permettere. 

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