Una scena che ha dell’incredibile, ma che purtroppo riflette una realtà ben conosciuta da chi vive nel centro storico di Napoli. In via Peppino De Filippo, a pochi passi dal teatro San Ferdinando, un’ambulanza diretta in vico II Santa Maria Avvocata è rimasta bloccata per oltre un quarto d’ora a causa di un paletto abusivo, presumibilmente installato da un residente per riservarsi un posto auto o, peggio ancora, per impossessarsi arbitrariamente di un tratto di suolo pubblico.
Il mezzo di soccorso, impegnato in un intervento d’urgenza, si è trovato letteralmente intrappolato nel dedalo di vicoli senza alcuna possibilità di manovra, con evidenti rischi per il paziente in attesa di cure. Solo grazie alla prontezza e al senso civico di alcuni abitanti della zona, che si sono attrezzati in fretta per rimuovere il paletto con mezzi di fortuna, l’ambulanza è riuscita a liberarsi e a proseguire la sua corsa contro il tempo. «È da tempo denuncia il consigliere Armando Simeone della Quarta Municipalità che segnalo pubblicamente questa situazione assurda.
Tra sosta selvaggia e paletti abusivi, ci troviamo in una condizione che mina la sicurezza e la legalità. Per questo motivo a fine mese è stata convocata una commissione municipale specifica, perché è evidente che non si può più rimandare un intervento serio e risolutivo. Ci troviamo di fronte a un fenomeno che non è più tollerabile».
L’episodio, oltre a suscitare indignazione, riporta con forza al centro del dibattito il tema del decoro urbano e della sicurezza nei vicoli cittadini, dove troppo spesso l’anarchia prende il sopravvento sulla legalità. L’assenza di controlli adeguati e di misure repressive efficaci consente a molti di comportarsi come se lo spazio pubblico fosse un’estensione del proprio cortile.
Servono risposte immediate da parte delle istituzioni, a partire da una mappatura degli ostacoli abusivi e una loro rimozione sistematica, fino a sanzioni esemplari per chi mette a rischio la sicurezza altrui. Perché negare il passaggio a un’ambulanza non è solo un gesto di inciviltà, ma un potenziale crimine contro la vita.