Da Chieti a Milano: arrestato l’imprenditore Sbraccia con l’accusa di tentata estorsione mafiosa

I PM: “Non voleva pagare 22 milioni a una nota famiglia di costruttori lombardi. Per intimidirla ha ingaggiato alla malavita calabrese tramite un ex poliziotto”.

Da Chieti a Milano: arrestato l’imprenditore Sbraccia con l’accusa di tentata estorsione mafiosa

CHIETI – Dalle radici imprenditoriali ben salde in Abruzzo fino all’arresto per tentata estorsione con metodo mafioso a Milano. È la parabola di Lorenzo Sbraccia, 57 anni, imprenditore originario di Roma, residente nella Capitale, ma con forti legami economici e personali nel Chietino e in altre aree della regione. A Casalincontrada la sua famiglia possiede una vasta tenuta, mentre a Chieti, in zona Brecciarola, Sbraccia ricopre la carica di presidente del consiglio di amministrazione della Laterizi Valpescara srl azienda che, è bene sottolinearlo, non è coinvolta nelle contestazioni giudiziarie in corso.

L’inchiesta milanese e le accuse

Da due giorni Sbraccia si trova recluso nella casa circondariale di Civitavecchia, in compimento dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano, Fabrizio Filice. Il provvedimento si inserisce in un nuovo filone investigativo legato all’inchiesta sulle cyber-spie di Equalize, la rete clandestina capace di accedere illegalmente a dati sensibili di imprenditori, politici e personaggi pubblici. Sbraccia considerato uno dei clienti principali della struttura illegale è accusato di essersi rivolto, nel 2023, a Carmine Gallo, ex superpoliziotto ritenuto la mente del sistema (deceduto ai domiciliari il 9 marzo scorso), e all’hacker Salvatore Calamucci, per una mediazione di stampo mafioso. L’obiettivo? Evitare di pagare un debito di circa 30 milioni di euro dovuto alla famiglia Motterlini, noti costruttori lombardi, titolari della G&G Costruzioni. Sbraccia avrebbe cercato di ridurre drasticamente la cifra a soli 8 milioni, e per farlo secondo la Procura avrebbe tentato di usare metodi intimidatori.

Il coinvolgimento della ’ndrangheta

A questo scopo, tramite Gallo, sarebbe stato coinvolto Annunziatino Romeo, 60 anni, ex affiliato e collaboratore di giustizia legato alla potente cosca Barbaro-Papalia. Romeo era già stato arrestato il 24 marzo con l’accusa di crudeltà privata aggravata, in relazione ad alcune intimidazioni verso il titolare di una società proprietaria di mezzi impiegati nei cantieri della Fenice, impresa riconducibile a Sbraccia. Secondo l’accusa, Romeo avrebbe più volte contattato Luca Motterlini, presentandosi come appartenente a una famiglia di ’ndrangheta, nel tentativo di costringere l’impresa a rinunciare ai propri crediti. L’intento era quello di far subentrare aziende vicine alla cosca nei lavori di ristrutturazione in corso a Pieve Emanuele, nel Milanese, per conto della Fenice spa, general contractor delle opere. Calamucci, secondo gli investigatori, avrebbe coordinato queste attività minatorie, rispondendo direttamente alla richiesta di Sbraccia.

La misura cautelare e l’interrogatorio

Il giudice ha ritenuto sussistenti gli indizi di colpevolezza e la gravità delle condotte, disponendo la custodia nella casa circondariale anche per Lorenzo Sbraccia e confermando l’aggravante del metodo mafioso, inizialmente derubricata a “tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni”. Per Calamucci sono invece stati confermati gli arresti domiciliari, già in essere per la vicenda dei presunti dossieraggi e accessi abusivi alle banche dati. Nonostante la mancanza di precedenti penali, il gip ha sottolineato che Sbraccia e Calamucci hanno ricoperto «un ruolo centrale e operativo» nell’intera vicenda, e che la loro condotta, unita alle ulteriori accuse a loro carico nel procedimento principale, rappresenta un indice significativo della loro pericolosità sociale. Oggi Sbraccia, difeso dall’avvocato Augusto La Morgia del foro di Pescara, avrà la possibilità di presentare la propria versione dei fatti durante l’interrogatorio di garanzia, nel tentativo di respingere le accuse e chiarire la sua posizione.

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