Nonostante sia indagato, Sebastiano Visintin, marito della 63enne trovata senza vita il 5 gennaio 2022 a Trieste, si dichiara tranquillo. Durante la perquisizione nella sua casa la polizia ha rinvenuto guanti, forbici e un maglione giallo simile a quello indossato dal Visintin il giorno stesso della scomparsa della moglie.
La perquisizione, disposta dalla pm Ilaria Iozzi, nuova titolare dell’inchiesta, è stata effettuata dagli agenti di polizia martedì sera ed è proseguita fino all’alba di mercoledì. Le forze dell’ordine hanno ritrovato diverse centinaia di arnesi, pare oltre 700, ma anche un paio di guanti e un maglione giallo.
Ma come mai in casa di Visintin c’erano tutti questi arnesi? In realtà, è importante specificare che Sebastiano in passato faceva l’arrotino, attività che ha continuato a praticare a casa, quindi questo spiegherebbe come mai vi fossero tanti utensili nel suo laboratorio. Molti di essi, inoltre, potrebbero appartenere a dei clienti.
Il maglione giallo, invece, è finito nel mirino degli investigatori perché il colore è identico ad un minuscolo filamento rinvenuto sul polsino sinistro della maglia indossata da Liliana al momento del decesso. La notizia che Visintin è stato iscritto nel registro degli indagati è stata accolta con favore dall’amico di Liliana, Claudio Sterpin, e da Sergio, il fratello di Liliana.
Proprio Sergio. qualche tempo fa, aveva detto di ritenere Visentin responsabile del decesso della sorella, perché secondo lui non voleva perdere la stabilità economica che gli dava la moglie. Se Liliana se ne fosse andata, Visintin sarebbe rimasto al verde e avrebbe potuto dire addio alla sua agiatezza. A dare la svolta alle indagini sono stati i risultati della consulenza medico legale affidata dalla procura a Cristina Cattaneo, firmati anche dai colleghi Biagio Eugenio Leone, Stefano Tambuzzi e Stefano Vanin, l’ematologo: secondo i dati emersi, la donna non si sarebbe tolta la vita.