Un grido soffocato: due storie di soprusi e riscatto tra Milano e Napoli

Due ragazze, a Ercolano e Milano, trovano il coraggio di denunciare soprusi e riscattare la propria libertà, tra l’intolleranza dei genitori e l’insidia di uno sconosciuto.

Un grido soffocato: due storie di soprusi e riscatto tra Milano e Napoli

Ci sono storie che pesano come macigni, che spezzano il fiato e lasciano un nodo in gola. Storie di ragazze giovani, poco più che adolescenti, costrette a lottare contro chi dovrebbe proteggerle o contro sconosciuti che trasformano un momento qualunque in un incubo. Due fatti di cronaca, avvenuti a poche ore di distanza l’uno dall’altro, ci parlano di un’Italia dove la libertà di essere sé stessi e la sicurezza di una passeggiata in metro non sono ancora scontate. Due vicende diverse, ma unite da un filo comune: il sopruso, il coraggio di denunciare, e la speranza di un riscatto.

Ercolano e Napoli: l’amore imprigionato

A Ercolano, una ragazza di 19 anni è stata sequestrata in casa dai suoi stessi genitori. La sua colpa? Amare una donna, una relazione che la madre e il padre, 47 e 43 anni, non hanno mai accettato. La giovane viveva da tempo un calvario fatto di minacce, percosse e controllo ossessivo. I genitori avevano persino inserito un GPS nel suo cellulare per rintracciarla, arrivando a strapparla con la forza dalle braccia della sua fidanzata, una ventenne che ieri sera, disperata, ha chiamato i carabinieri. Le immagini delle telecamere di sorveglianza hanno immortalato la scena: la ragazza trascinata per le braccia, il telefono strappato dalle sue mani, le urla dei presenti impotenti.

Quando i militari sono entrati nell’appartamento, l’hanno trovata sul divano, stretta alla nonna materna, in lacrime. Non poteva uscire, non poteva comunicare con l’esterno. Ha raccontato tutto: le minacce, le percosse, il terrore di chi dovrebbe amarla incondizionatamente. I genitori sono stati arrestati per sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Lei, finalmente, ha scelto di andarsene, di riprendersi la sua vita. A Napoli, un caso simile. Solo poche ore prima, un’altra ventenne aveva chiesto aiuto ai carabinieri. Anche lei imprigionata in casa dai genitori, che non tolleravano la sua relazione con una donna. Due famiglie, due città vicine, unite da un rifiuto cieco e da un comportamento che non conosce giustificazioni. Due ragazze che, con il loro coraggio, hanno spezzato le catene.

Milano: l’incubo in metropolitana

Spostiamoci a Milano, domenica pomeriggio, sulla linea gialla della metropolitana. Una ragazza minorenne si trova intrappolata in un altro tipo di prigione: quella dello sguardo insistente e delle mani di un uomo che non conosce. Lui, un 42enne egiziano, la tallona dai tornelli, la segue per stazioni, si avvicina troppo nella calca della banchina. Lei prova a sfuggirgli, cambia vagone, ma lui non desiste. Quando scende alla stazione Duomo, trova la forza di denunciare tutto agli agenti della polizia locale presenti in piazza.

I vigili lo intercettano poco dopo, vicino alla statua di Vittorio Emanuele. Lui si difende, inventa una storia assurda: dice di averla aiutata sulle scale, di averle offerto un caffè. Ma le telecamere della metro raccontano un’altra verità, quella di un comportamento invadente e ripetuto. L’uomo viene portato a San Vittore, accusato di molestie. La ragazza, con il cuore ancora in gola, ha fatto sentire la sua voce.

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