"Ti butto dal balcone": ricatti e violenze al padre, 50enne condannato a 3 anni e 4 mesi

Le indagini hanno accertato che l'uomo sottoponeva il genitore a continue violenze fisiche e psicologiche, arrivando a minacciarlo ripetutamente con frasi come "Ti butto dal balcone".

"Ti butto dal balcone": ricatti e violenze al padre, 50enne condannato a 3 anni e 4 mesi

 TERAMO – Era già successo in passato: botte, insulti, intimidazione. Un incubo vissuto per anni da un anziano padre per mano del proprio figlio, un 50enne con problemi di alcol e sostanze stupefacenti. Già condannato in precedenza a due anni di reclusione per vessazioni, l’uomo era stato allontanato dalla casa familiare. Poi, con promesse di cambiamento, aveva chiesto ai genitori di essere riaccolto: “Sono cambiato, fatemi tornare”.

Il ritorno a casa e il nuovo incubo Per un po’ la situazione sembrava sotto controllo. Tuttavia, col passare dei mesi, le vecchie abitudini erano riemerse. Secondo l’accusa, dal settembre del 2023 al luglio del 2024, il 50enne avrebbe ripreso a picchiare, insultare e terrificare l’anziano padre, fino a minacciarlo apertamente di buttarlo giù dal balcone.

Un clima di paura costante, che alla fine ha spinto la vittima a sporgere nuovamente denuncia. Nel luglio 2024, un episodio particolarmente grave ha segnato il punto di rottura: mentre il padre si trovava in cucina, il figlio lo avrebbe colpito con una manata alla schiena. L’anziano era stato poi medicato al pronto soccorso e dimesso con una prognosi di tre giorni.

Ma la paura vissuto quotidianamente non si limitava alle violenze fisiche. Il padre era costretto a mangiare da solo, gli veniva vietato di guardare la televisione perché, a detta del figlio, l’apparecchio non era di sua proprietà. La condanna: 3 anni e 4 mesi di reclusione Ieri mattina, il Tribunale di Teramo ha condannato l’uomo a tre anni e quattro mesi di reclusione al termine di un processo con rito abbreviato, celebrato davanti al giudice Roberto Veneziano. Attualmente il 50enne si trova già nella casa circondariale, arrestato dopo l’ennesima denuncia per vessazioni.

Nel processo, il padre si è costituito parte civile con l’avvocato Monica Passamonti, mentre il figlio è stato difeso dall’avvocato Berardo Di Simplicio. La condanna rappresenta una vittoria per la giustizia, ma lascia aperta una ferita profonda: quella di un padre che, nonostante tutto, aveva sperato in un cambiamento che non è mai arrivato. 

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