Ubriaco affrontò due operatori sanitari e demolì le attrezzature: condannato

Un 37enne originario della Basilicata, in vacanza a Gallipoli nell'estate del 2018, è stato condannato a risarcire i danni dopo un attacco ai danni del personale sanitario

Ubriaco affrontò due operatori sanitari e demolì le attrezzature: condannato

 Era in vacanza nel Salento, ma la sua notte di festa si è trasformata in un incubo giudiziario. Un 37enne originario di Tricarico (Matera), ma domiciliato a Roma, è stato condannato per aver affrontato due operatori sanitari e danneggiato gravemente un’ambulanza durante un intervento di soccorso avvenuto all’esterno della discoteca Praja di Gallipoli. L’uomo, che lavora nel settore sanitario, si trovava in evidente stato di alterazione, presumibilmente dovuto all’abuso di alcol, e ha dato in escandescenze una volta ripreso conoscenza all’interno del mezzo di soccorso. Ora, a distanza di anni da quell’episodio, dovrà pagarne le conseguenze: il Tribunale di Lecce lo ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale, oltre al pagamento delle spese processuali, per un importo superiore ai 4mila euro, e al risarcimento dei danni subiti dai sanitari e dall’ambulanza, da quantificare in separata sede.

L’irruzione sull’ambulanza e i danni alle attrezzature

I fatti risalgono all’8 luglio 2018. Quella notte, il 31enne (all’epoca dei fatti) si trovava all’interno della discoteca Praja insieme alla sua fidanzata quando, a causa di comportamenti disturbanti, fu allontanato dal locale dal personale di sicurezza. Una volta fuori, il giovane si accasciò improvvisamente a terra, apparentemente privo di sensi. La situazione attirò l’attenzione di un’ambulanza dell’associazione di volontariato Lifeguard di Nardò, che si trovava in servizio in un parcheggio poco distante. I sanitari intervennero tempestivamente, caricando l’uomo sull’ambulanza per prestargli le prime cure. Tuttavia, una volta ripreso conoscenza, il 37enne ebbe una reazione violenta e incontrollata. In preda alla furia, affronto’ due dei tre operatori presenti a bordo l’autista del mezzo e un altro volontario e iniziò a sfasciare le attrezzature sanitarie in dotazione, tra cui un cardiodefibrillatore, una barella autocaricante e altri dispositivi medici essenziali. I due soccorritori riportarono lesioni guaribili rispettivamente in sette e dieci giorni, mentre sul posto dovettero intervenire i carabinieri della Radiomobile di Gallipoli per fermare il giovane e riportare la situazione alla normalità. L’uomo fu immediatamente identificato e denunciato per danneggiamento aggravato e lesioni personali.

La difesa e la sentenza

Durante il processo, l’imputato ha cercato di fornire una versione alternativa dei fatti, sostenendo di essere stato immobilizzato alla barella contro la propria volontà con le cinghie di contenimento e di aver danneggiato le attrezzature nel tentativo di liberarsi. Ha inoltre dichiarato di essere stato a sua volta affrontato  da un altro operatore sanitario, che non era in servizio ma si trovava nei pressi del luogo dell’intervento. Tuttavia, il giudice Michele Guarini della prima sezione penale del Tribunale di Lecce ha ritenuto la sua testimonianza poco credibile. La ricostruzione dei fatti basata sulle testimonianze dei soccorritori, dei carabinieri intervenuti e sugli elementi probatori acquisiti ha confermato che il 37enne era in evidente stato di alterazione psicofisica e che la sua reazione violenta non era giustificata da alcuna costrizione indebita. La sentenza ha stabilito che il comportamento dell’imputato ha arrecato un grave danno sia ai sanitari che all’associazione Lifeguard, che ha visto rotti strumenti essenziali per le operazioni di soccorso. Oltre alla condanna penale, il 37enne dovrà quindi risarcire i danni subiti dai due operatori sanitari e coprire i costi per la riparazione o sostituzione delle apparecchiature mediche rotte.

Un caso emblematico di crudeltà contro il personale sanitario

L’episodio di Gallipoli si inserisce in un quadro più ampio di affronti nei confronti di operatori sanitari, sempre più spesso vittime di crudeltà durante il loro lavoro. Il caso in questione assume un carattere ancora più paradossale, considerando che l’uomo stesso lavora nel settore sanitario. Questa sentenza rappresenta un segnale importante a tutela di medici, infermieri e volontari del soccorso, che ogni giorno operano in condizioni difficili per garantire assistenza a chiunque ne abbia bisogno.

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