L’Australia vieta i social agli under 16: in Italia molti giovani sono favorevoli

Un recente sondaggio ha rivelato un dato sorprendente: quasi la metà dei giovani italiani, il 47%, si dichiara favorevole a un divieto dell'uso degli smartphone per gli under 14 e dei social network per chi ha meno di 16 anni

L’Australia vieta i social agli under 16: in Italia molti giovani sono favorevoli

 Il recente divieto imposto in Australia sull’uso dei social media ai minori di 16 anni ha acceso un dibattito globale, e anche in Italia sembra che la proposta potrebbe trovare terreno fertile. Secondo un’indagine condotta dall’Associazione Nazionale Di.Te. in collaborazione con Skuola.net, il 47% dei giovani italiani tra i 10 e i 24 anni si dice favorevole a una limitazione dell’uso degli smartphone per gli under 14 e dei social per chi ha meno di 16 anni. Un dato che sorprende, considerando che i social sono ormai parte integrante della quotidianità dei più giovani, ma che riflette una crescente consapevolezza dei rischi legati a un uso precoce e incontrollato del digitale.

La consapevolezza dei giovani

La ricerca, condotta su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi in occasione della Giornata Nazionale Contro le Dipendenze Tecnologiche, evidenzia un dato significativo: il consenso al divieto non è condiviso solo da chi ha già superato la soglia dei 16 anni. Un giovane su tre tra i 10 e i 15 anni si dichiara favorevole, segno di una generazione che, pur immersa nel mondo digitale, riconosce i pericoli di una sovraesposizione. Dietro questa apertura, infatti, si nasconde una maggiore consapevolezza degli effetti negativi dei social media: il 69% dei giovani ammette di avere difficoltà a relazionarsi nel mondo reale a causa dell’uso eccessivo delle piattaforme, mentre il 26,8% dichiara di non avere legami significativi coltivati fuori dai social. Il 14,4%, inoltre, confessa di avere difficoltà a uscire di casa per incontrare gli amici di persona.

Un impatto profondo su mente e corpo

La dimensione digitale sembra influire in modo significativo sulla salute mentale e sulla percezione del proprio corpo. Ben il 49,3% dei giovani afferma di sentirsi influenzato dai contenuti visti online, con effetti più marcati tra le ragazze (65%) rispetto ai ragazzi (31%). Questa pressione si traduce spesso in insoddisfazione e malessere: il 34,2% si sente triste o frustrato dopo un uso prolungato dei social. La ricerca sottolinea come questa insicurezza sia legata a doppio filo con i modelli di perfezione proposti dai social: il 36% dei giovani ammette che il rapporto con il proprio corpo è condizionato dagli standard estetici promossi online. Le ragazze, in particolare, sembrano più colpite: il 47% delle intervistate ritiene che i social abbiano un impatto negativo sul modo in cui percepiscono il loro aspetto, contro il 18% dei ragazzi.

La necessità di educare e regolamentare

Di fronte a questi numeri, emerge la necessità di un approccio educativo. Come sottolinea il professor Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Di.Te., è cruciale aiutare i giovani a sviluppare un rapporto più sano con la tecnologia, insegnando loro a interpretare criticamente i contenuti online e a gestire le emozioni che ne derivano. Un’idea che trova sostegno tra i ragazzi stessi: il 49% dei giovani intervistati si dice favorevole all’introduzione di un “patentino digitale” obbligatorio, una sorta di percorso educativo per imparare a navigare nel mondo digitale. La percentuale sale al 66% tra i 19-24enni, segno che con l’età cresce la consapevolezza degli effetti del digitale.

Il ruolo delle famiglie e il rischio del controllo eccessivo

Anche le famiglie sembrano iniziare a riconoscere l’importanza del loro ruolo educativo: solo il 32% dei giovani dichiara di non affrontare mai il tema della tecnologia con i propri genitori, e quasi la metà (48,7%) ritiene che un maggiore coinvolgimento degli adulti potrebbe aiutarli a vivere meglio il rapporto con il digitale. Tuttavia, è importante che questo supporto non si traduca in controllo ossessivo: il 62,3% dei ragazzi ha sperimentato la geolocalizzazione da parte dei genitori, ma solo il 51,2% la accetta serenamente.

Social come rifugio, ma con un prezzo

I social, però, non sono solo una fonte di insicurezza: per molti giovani rappresentano un rifugio emotivo. Il 58% li utilizza per distrarsi da stati d’animo negativi come tristezza o rabbia, mentre il 54,4% li usa per gestire frustrazione o delusione. Questo legame emotivo con le piattaforme, però, amplifica la dipendenza, creando un circolo vizioso che aumenta il malessere.

Conclusioni: una generazione in bilico

I dati dipingono il ritratto di una generazione consapevole delle insidie del digitale, ma al tempo stesso intrappolata in una realtà che alimenta insicurezze e solitudini. Vietare i social agli under 16 potrebbe sembrare una soluzione drastica, ma evidenzia una necessità reale: quella di educare le nuove generazioni a un uso più consapevole e sano della tecnologia. In alternativa al divieto, percorsi educativi, dialogo familiare e una regolamentazione mirata potrebbero essere la chiave per aiutare i giovani a ritrovare un equilibrio tra il mondo digitale e quello reale.

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