La Radio nel nostro Paese fa il suo centesimo compleanno, la prima trasmissione – pensate – è stata ascoltata la sera del 6 ottobre del 1924; l’uomo al quale fu riconosciuto il merito di aver inventato la comunicazione senza fili, l’uomo in poche parole che ha inventato la radio è un italiano e questo è un grande orgoglio: è Guglielmo Marconi.
Inizialmente la radio era un mezzo che serviva per fini politici e per fini militari e solo in un secondo momento si capì che essa poteva trasmettere anche la musica, che poteva divenire uno strumento di intrattenimento, propriamente domestico. La radio fu molto importante durante il ventennio fascista e altrettanto importante nel periodo post bellico; tramite questa infatti, nel 1951, è stata raccontata la prima edizione del festival della canzone italiana, Sanremo.
E’ proprio dalle tecnologie della radio che poi nacque e si sviluppò la televisione e quando andarono in onda i primi programmi televisivi (era il 1954) si pensò che quest’ultima invenzione avrebbe offuscato e avrebbe messo in crisi la radio che, al contrario, a questo temibile concorrente resistette bene. I due, in altre parole, riuscirono a convivere.
Il primo ricordo che si ha della radio, parlo di quelli della mia generazione, sono le radiocronache delle partite di calcio di serie A, siamo a fine anni 90 e le prime pay tv – che esistono già – non sono molto diffuse e non hanno ancora preso il sopravvento (sulla radio). L’ascoltatore non vede la partita e dunque può solo immaginarla grazie alle parole del cronista che, quindi, deve essere veramente bravo e minuzioso.
La radio è poi la miglior compagna alla guida della macchina, nessuno più di lei sa essere amica dell’automobilista. Oggi la radio, un secolo di vita, sta vivendo una seconda giovinezza; non a caso sempre più si sente parlare dei podcast che altro non sono che dei programmi radiofonici che utilizzano la rete (internet) cosicchè il fruitore può ascoltare (vedere) i contenuti anche in differita, notevole vantaggio.