Voyager2, il consumo elettrico è ormai precario e la Nasa corre ai ripari

La sonda spaziale statunitense, che vola da oltre 40 anni, sta risentendo degli effetti di trovarsi a 20miliardi di km dalla Terra. Per ridurre il consumo energetico, la Nasa ha così deciso di disattivare uno dei suoi importanti strumenti scientifici.

Voyager2, il consumo elettrico è ormai precario e la Nasa corre ai ripari

Il programma Voyager ha significato un’impresa davvero ambiziosa e alla fine anche molto fortunata per gli americani. Quando quel 20 agosto del 1977 la sonda Voyager2 partì a bordo del lanciatore TitanIIIE, un massiccio razzo frutto della combinazione di TitanIII e Centaur e pensato per lanciare le sonde più pesanti che negli anni settanta la Nasa ha sfornato una dopo l’altra, probabilmente in pochi avrebbero scommesso che quel sogno di vedere ciò che non avevamo ancora scoperto fosse non solo realizzabile, ma anche duraturo e infallibile. E pochi giorni dopo da quella data un’altra sonda gemella, chiamata stavolta Voyager1 e partita successivamente per una questione di orbitazione e direzionamento, si accingeva bella e pimpante dalla rampa di Cape Canaveral a mettersi anch’essa a lavoro per noi umili terrestri. 

Come stabilito dalla missione, negli anni Voyager2 ha svolto tutto ciò che doveva e poteva e ci ha inviato le informazioni più sorprendenti che potessimo mai ricevere: ha sorvolato così da vicino Giove e Saturno come solo Voyager1 era riuscita a fare e, in più, ha visitato anche Urano e Nettuno, scoprendone le lune: da allora solamente il telescopio Hubble è stato più chiaro circa lo svelamento dei loro satelliti. Infine, si è diretta verso i confini del sistema solare, è attualmente in eliopausa e viaggia ad una velocità di 15,3741 km/s dal sole. 

Affinchè resti ancora operativa a lungo, la Nasa ha escogitato dei piani precisi circa il consumo elettrico di questo tipo di sonda. Per esplorare lo spazio interstellare che sta per raggiungere, Voyager 2 ha bisogno di maggiori spinte per direzionarsi e la sua batteria RTG si stima durerà solo fino al 2025. Ma dal Kennedy Space Center è stato annunciato già nel 2023 che la missione deve durare almeno fino al 2030, nella speranza concreta di svelarci se esiste veramente quel muro d’idrogeno ipotizzato dall’uomo nei pressi dello spazio interstellare.

Come ha risolto quindi la Nasa? Il generatore termoelettrico a radioisotopi (la batteria di Voyager2) è in progressivo depotenzionamento e quindi gli ingegneri hanno dovuto spegnere uno dei suoi cinque fondamentali strumenti scientifici, il PLS ( Plasma science experiment). Si tratta di uno strumento che ha permesso di capire il plasma dell’ambiente spaziale analizzandone le cariche elettriche ed è stato cruciale nel 2018 quando si è scoperto l’abbandono dell’eliosfera.

Nel giro di 38 ore, che è il tempo che impiegano i terrestri per trasmettere i comandi alla sonda ad una distanza di 20miliardi di km, il Deep Space Network ha comunicato il pensionamento del PLS e così il generatore risulta adesso meno affaticato e può garantirci ancora di volare lontano. Insomma, per massimizzare l’utilizzo di energia bisogna imparare a fare a meno del più inutile, anche se in materia di spazio ogni scelta del genere è un difficile sacrificio.

 

 

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