In un periodo in cui il dibattito sulla maternità surrogata è acceso, Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha presentato una nuova proposta: il reddito di maternità. Questa misura, che prevede un sostegno economico di 1000 euro al mese per un anno alle donne italiane con un ISEE fino a 15.000 euro, è destinata a quelle che scelgono di non abortire.
La proposta è stata formalizzata il 3 luglio a Palazzo Madama. Gasparri ha sottolineato che la misura, già annunciata al congresso di Forza Italia a febbraio, nasce dal desiderio di applicare in modo più completo la legge 194 del 1978 sull’interruzione di gravidanza. La legge 194, infatti, prevede che i consultori offrano alle donne alternative e supporto per evitare l’aborto. Gasparri ha dichiarato: “L’articolo 5 della legge 194 afferma che tra i compiti del consultorio c’è quello di esaminare con la donna le possibili soluzioni dei problemi proposti e di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione di gravidanza“.
Il reddito di maternità sarebbe destinato alle cittadine italiane residenti con un ISEE inferiore a 15.000 euro. La misura prevede un aumento di 50 euro al mese dal terzo figlio in poi e di 100 euro per ogni figlio con disabilità fino al diciottesimo anno d’età. La copertura finanziaria stimata è di circa 600 milioni di euro, grazie a un fondo specifico.
Gasparri ha difeso la misura in aula, affermando: “Un bambino varrà di più di un’auto elettrica?“. Ha inoltre espresso il desiderio di fornire maggiori risorse se fosse possibile, sottolineando l’importanza di investire nel futuro delle nuove generazioni. La proposta ha suscitato reazioni contrastanti.
L’associazione Pro Vita e Famiglia ha accolto con entusiasmo l’iniziativa, definendola un “segnale politico e culturale molto importante“. Il portavoce Jacopo Coghe ha citato un sondaggio dell’istituto Noto, secondo cui il 76% degli italiani ritiene che lo Stato dovrebbe offrire maggiori aiuti sociali, economici e psicologici per evitare gli aborti. Coghe ha criticato le opposizioni, accusandole di voler limitare le alternative per le donne in difficoltà.