In un oscuro angolo della Repubblica Islamica dell’Iran, la lotta per la libertà individuale ha un costo altissimo. L’attivista Roya Heshmati, coraggiosa oppositrice dell’obbligo dell’hijab, ha subito una punizione degradante: 74 frustate per essersi ribellata al velo imposto dal regime di Teheran.
La vicenda, resa pubblica dall’ong per i diritti umani Hengaw con sede in Norvegia, ha suscitato sdegno e indignazione a livello globale. La donna, protagonista di una protesta pacifica, si è presentata senza velo sulla Keshavarz Boulevard a Teheran, provocando la reazione delle autorità iraniane.
Il 3 gennaio, Roya Heshmati è stata sottoposta a una punizione disumana nella prima sezione della Procura del settimo distretto a Teheran. La sua decisione di togliersi nuovamente il velo prima della sentenza ha rischiato di aggravare la sua condanna. Descrivendo la scena come una “camera di tortura medievale“, la donna ha raccontato delle frustate che si sono abbattute su spalle, schiena, fianchi e gambe, inflitte da un ufficiale incaricato.
Nonostante l’accaduto, Roya Heshmati ha mantenuto la sua dignità, sussurrando durante la punizione: “In nome delle donne, in nome della libertà“. La sua testimonianza, condivisa su Facebook, è un grido di resistenza contro l’oppressione e l’ingiustizia che le donne affrontano in Iran.
La storia di Roya non è un caso isolato. In settembre, l’ingegnere Zaynab Kazemi ha affrontato una situazione simile dopo essersi tolta il velo in pubblico durante un evento a Teheran. Anche lei è stata condannata a 74 frustate, con la pena sospesa per cinque anni in assenza di reiterazione del reato. La repressione non si ferma qui; le “attrici che sono apparse in pubblico, togliendosi l’hijab” sono state dichiarate vietate dal lavoro dal ministro della Cultura e dell’Orientamento Islamico.
Roya Heshmati, oltre alle frustate, è stata condannata anche a un anno di reclusione con la sospensione della pena e al divieto di lasciare il Paese per tre anni. Nonostante il giudice le abbia suggerito di “vivere all’estero per una vita differente“, Roya ha ribadito il suo impegno per la resistenza contro il regime degli ayatollah e la negazione dei diritti umani, soprattutto per le donne.
L’Iran, con queste pratiche inumane, mostra la sua indifferenza nei confronti delle libertà individuali e dei diritti umani fondamentali. Il mondo non può restare in silenzio di fronte a tali eventi; è necessario un impegno globale per porre fine a queste violazioni dei diritti fondamentali e garantire la libertà individuale per tutti.