Una giovane donna, Jessica Foscarin, è scomparsa a causa di un melanoma che era stato precedentemente giudicato benigno. I suoi familiari ora cercano giustizia e hanno deciso di citare in giudizio l’Ulss 3 veneta, chiedendo un milione di euro di risarcimento danni.
La vicenda inizia quando Jessica aveva solo 19 anni e si era sottoposta a un intervento di rimozione di un neo sospetto al seno. Le analisi iniziali avevano concluso che il neo fosse benigno, e Jessica aveva proseguito la sua vita senza ulteriori preoccupazioni. Tuttavia, dieci anni dopo, un nodulo è riapparso nello stesso punto, rivelando essere un melanoma maligno che ha portato alla scomparsa della giovane donna in pochi mesi.
I familiari di Jessica sostengono che alla base di questa situazione ci sia stata una diagnosi errata durante i test iniziali sul neo rimosso. Secondo loro, se la diagnosi corretta fosse stata effettuata in tempo, Jessica avrebbe potuto essere trattata efficacemente e avrebbe potuto sopravvivere senza subire le metastasi che alla fine l’hanno portata via, nonostante i cicli di chemioterapia a cui si è sottoposta.
Le difficoltà per Jessica ha avuto inizio nel 2020 quando ha scoperto il nodulo al seno, che si è successivamente rivelato essere un male maligno con metastasi. Durante le cure e l’indagine medica sulla sua condizione, Jessica ha ricordato l’intervento di rimozione del neo precedente, raccontandolo ai medici. Questo ha portato alla revisione delle sue cartelle cliniche e all’analisi del campione di tessuto conservato nell’ospedale, rivelando l’errore nella diagnosi iniziale.
Secondo i legali della famiglia, una perizia tecnica preliminare richiesta al Tribunale avrebbe confermato il collegamento tra il neo e il melanoma, preparando il terreno per un processo civile che si aprirà nel mese di marzo dell’anno successivo. Tuttavia, l’Ulss 3 Serenissima sostiene che l’accertamento tecnico non ha rivelato alcuna responsabilità da parte degli ospedali coinvolti nella diagnosi errata.
L’azienda sanitaria sottolinea che il caso clinico di Jessica era complesso, e la diagnosi era estremamente difficile. In una dichiarazione ufficiale, l’Ulss 3 Serenissima ha dichiarato: “In merito alla vicenda della paziente, l’esito dell’accertamento tecnico preventivo del Tribunale non certifica responsabilità evidenti degli ospedali coinvolti in merito ad analisi e cure effettuate, mettendo invece in luce la particolare difficoltà di diagnosi rispetto al caso clinico.” L’azienda sanitaria ha anche annunciato che effettuerà ulteriori valutazioni insieme ai propri legali e alla compagnia assicurativa.
La richiesta di un milione di euro di risarcimento da parte della famiglia è stata definita “particolarmente ingente” dall’azienda sanitaria, ma la famiglia continua a cercare giustizia in memoria di Jessica. La vicenda solleva questioni importanti sulla qualità delle diagnosi mediche e sulla responsabilità delle istituzioni sanitarie nel garantire la sicurezza e la salute dei pazienti.