Nel corso dell’anno scolastico 2021, i bambini di una quarta elementare della scuola di Maruggio (Taranto) hanno dovuto affrontare un’esperienza scolastica tutt’altro che piacevole. L’insegnante, accusata di offese e vessazioni sugli alunni, è stata condannata a due anni e sei mesi di sospensione dall’insegnamento in seguito a un processo con il rito abbreviato.
L’indagine ha avuto inizio dopo la denuncia presentata dai genitori di dodici scolari, che hanno rivelato una serie di espressioni offensive ai loro figli. Le testimonianze dei bambini alle loro famiglie hanno trovato conferma nelle registrazioni delle telecamere nascoste installate in classe dai carabinieri.
“Che cavolo hai scritto nella brutta copia, mo ti sparo, ti faccio io con la carabina, lo sai?”, oppure “Tu non mi sfidare perché ti sotterro … ti faccio nero … ti tiro na botta“; e ancora “Lo vedi quel ciuffo? Te lo taglio“. Queste erano solo alcune delle espressioni inaccettabili che i bambini dovevano sopportare dalla loro maestra.
Sebbene non siano stati segnalati danni di tipo fisico, è emerso che la docente si rendeva colpevole di offese e vessazioni a ripetizione, senza risparmiare nemmeno un bambino con problemi di autismo. Il giudice per le indagini preliminari, Giovanni Caroli, ha condannato l’insegnante a due anni e sei mesi di interdizione dall’insegnamento, sottolineando che questo tipo di pressione, sia fisica o psicologica, non può essere giustificata neanche a scopo educativo.
La docente è stata anche condannata al pagamento delle spese processuali sostenute dalle parti civili, che ammontano a 21.600 euro. Questa sentenza rappresenta una vittoria per i genitori degli studenti.
Inoltre, le indagini hanno rivelato che durante il periodo di didattica a distanza, quando la pandemia aveva costretto le scuole a chiudere fisicamente, l’insegnante aveva imposto ai suoi alunni di seguire le lezioni inquadrando un muro bianco, impedendo così una partecipazione costruttiva alle attività didattiche. La sentenza dimostra che questi tipi di comportamento non sono tollerati nell’istruzione, anche quando mascherata come un metodo educativo.