Como, emergenza migranti: la Svizzera blinda i confini e i centri di accoglienza scoppiano

La situazione migratoria nel Paese è diventata sempre più critica, con un numero sempre crescente di richiedenti asilo che cercano di entrare in Svizzera.

Como, emergenza migranti: la Svizzera blinda i confini e i centri di accoglienza scoppiano

Como, città di frontiera situata in Lombardia, si trova ad affrontare un’emergenza migranti, più sentita rispetto ad altre realtà nella regione. La sua vicinanza con la Svizzera non migliora la situazione, anzi la complica ulteriormente, poiché ogni arrivo a Lampedusa viene percepito come un prossimo arrivo a Chiasso. A complicare ulteriormente le cose, il governo federale svizzero ha deciso di inviare nuove guardie di confine per rendere ancora più invalicabile la “porta Sud”, ovvero il confine di Chiasso con l’Italia.

Negli ultimi tempi, il centro di accoglienza ospita oltre 600 migranti, e questa decisione delle autorità svizzere rende ancora più difficile gestire la situazione. L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini ha spiegato che, a causa dell’attuale situazione, hanno deciso di fornire un moderato sostegno alla dogana del Sud, inviando ulteriori collaboratori dalla Svizzera tedesca. I controlli saranno rinforzati anche presso i valichi di Canton Grigioni e Vallese, oltre a quelli di Varese.

Attualmente, gli spazi a disposizione, soprattutto nel capoluogo, sono ormai saturi. Aderenti agli adulti, vanno sommati i minori non accompagnati che, dopo essere giunti in Italia, cercano di attraversare la Svizzera per raggiungere parenti e famiglie che vivono nel Nord Europa. Non è facile tenere un conteggio esatto del loro numero, poiché tendono a spostarsi, ma si stima che a Como ci siano oltre 300 richiedenti asilo, ai quali bisogna aggiungere i minori e quelli distribuiti nel resto della provincia. Complicando ulteriormente la situazione, molti di loro sono privi di documenti.

Rossano Breda, direttore della Caritas di Como, afferma che l’emigrazione non è più un’emerfgenza, ma un fenomeno strutturale che non diminuirà nei prossimi anni, a meno che non vengano fatti seri investimenti in Africa per migliorare le condizioni di vita. Secondo Breda, l’80% degli spostamenti avviene all’interno del continente africano. La Caritas di Como, insieme ad altre organizzazioni del Terzo settore, è impegnata nella gestione dell’accoglienza, in collaborazione con la prefettura. Anche le parrocchie sono coinvolte, ma il territorio è ormai saturo e trovare nuovi spazi diventa difficile.

Per gestire i numeri così elevati, sarebbe necessaria una gestione dall’alto e probabilmente si dovrebbe aprire un centro dedicato all’accoglienza, almeno inizialmente. Recentemente, la Prefettura ha raggiunto un accordo con l’amministrazione provinciale per ospitare una quarantina di migranti nell’ex caserma dei carabinieri di via Borgovico. Si sta lavorando per aprire un piccolo centro per i minori nell’ex sede di Asst Lariana, ma sorgono difficoltà nel trovare associazioni o enti disposti a gestire tale strutture. Secondo Breda, il decreto Cutro considera i migranti come un problema da risolvere, anziché come un’opportunità. Gli sforzi fatti per fornire loro gli strumenti culturali e per aiutarli a trovare lavoro ricadono sulle spalle delle organizzazioni coinvolte nell’accoglienza. 

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