Papa Francesco: "Dio mio perché mi hai abbandonato?"

Comincia con il grido di Gesù la riflessione di Papa Francesco nella Domenica delle Palme, presieduta dallo stesso e celebrata con solennità in Piazza San Pietro.

Papa Francesco: "Dio mio perché mi hai abbandonato?"

Le parole che introducono l’omelia della celebrazione di oggi, 2 aprile, Domenica delle Palme, presieduta da Papa Francesco, sono le stesse pronunciate da Gesù in Croce: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?», queste parole, ha detto il Papa, ci portano al cuore della Passione del Figlio di Dio.

Gesù vive molteplici sofferenze, ha spiegato Papa Francesco. Egli soffre nel corpo: schiaffi, percosse, flagellazione, corona di spine, tortura della croce e soffre nell’anima: tradimento di Giuda, rinnegamenti di Pietro, condanne religiose e civili, scherno delle guardie, insulti, rifiuto, fallimento e abbandono di coloro che lo seguivano. Unica certezza per Gesù: il Padre gli è vicino, ma questa certezza Gesù grida: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?», è questa la sofferenza dello spirito, di tutte la più lacerante. In questi attimi Gesù non lo chiama Padre, ma Dio, un nome generico che dice l’abbassamento estremo in cui si trova Gesù nell’ora del dolore. Difficile da comprendere, per noi.

Gesù, il Figlio di Dio trova “il cielo chiuso, sperimenta la frontiera amara del vivere, il naufragio dell’esistenza, il crollo di ogni certezza: grida “il perché dei perché”. “Tu, Dio, perché?“, ha commentato il Papa. “Abbandonare” è un verbo forte nella Bibbia, si usa solo quando il dolore è estremo, quando si verificano le lacerazioni dei legami: amori falliti, respinti e traditi; figli rifiutati e abortiti; situazioni di ripudio, vedovanza e orfananza; matrimoni esausti, esclusioni sociali, ingiustizia e solitudine. Cristo, salendo sulla croce, ha provato “l’abbandono, la lontananza di Dio“.

E perché è arrivato a tanto?” chiede il Papa che poi risponde: c’è una sola risposta: “per noi“. L’abbandono è il prezzo che Gesù ha pagato per me, per ciascuno di noi. Gesù “si è fatto solidale con ognuno di noi fino al punto estremo, per essere con noi fino in fondo” e non lasciarci in ostaggio della desolazione che viene dalle cadute, dai tradimenti subiti o causati, dal sentirci scartati o dal trattare gli altri come scarto, dal sentirci abbandonati o dall’aver abbandonato gli altri, in queste situazioni pensiamo che Gesù è stato abbandonato, tradito, scartato. E Lui è con noi, ha ricordato Papa Bergoglio. 

Gesù, ha continuato il Papa, nel momento in cui sperimenta l’abbandono si affida, continua ad amare anche coloro che l’avevano lasciato solo e perdona i crocifissori. “L’abisso dei tanti nostri mali viene immerso in un amore più grande” e si trasforma in comunione. Dio ci ama con “un amore di pietà, di tenerezza, di compassione“, il suo stile è: “vicinanza, compassione e tenerezza“. Così noi siamo chiamati a “cercarlo e ad amarlo negli abbandonati” che il Papa non esita a chiamarli “cristi abbandonati”. “Anch’io ho bisogno che Gesù mi accarezzi e si avvicini a me – ha confidato Francesco -, e per questo vado a trovarlo negli abbandonati, nei soli“.

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