È morto a 73 anni l’assassino e stupratore giapponese Issei Sagawa, noto con il soprannome il “Cannibale di Kobe“. Oltre 40 anni fa l’uomo uccise, violentò e mangiò una studentessa olandese, ma non è mai stato incarcerato per il suo crimine, godendosi una vita di notorietà dopo il terribile omicidio.
Sagawa, originario di Kobe, è morto di polmonite il 24 novembre scorso, ed ha ricevuto un funerale privato al quale hanno partecipato solo i parenti. A confermarlo in un comunicato è stato il fratello minore, con il quale l’assassino ha vissuto i suoi ultimi anni, costretto ad una sedia a rotelle dopo una serie di problemi di salute, tra cui un ictus.
Era il giugno del 1981 quando Sagawa, studente straniero di Letteratura inglese presso l’Università Sorbona di Parigi, invitò a casa la compagna di studi Renée Hartevelt per il ripasso di alcune poesie in vista dell’esame di fine corso. Durante la loro sessione di studio, uccise la giovane con un colpo di fucile alla testa, violentò il cadavere della vittima e poi la mangiò gradualmente, arrivando a consumare a un totale di 7 chili di carne asportati dal suo cadavere.
In Francia l’uomo fu dichiarato inabile a sostenere un processo nel 1983, e dopo qualche mese in una struttura psichiatrica, suo padre Akira Sagawa ottenne l’estradizione in Giappone nel 1984, dove fu diagnosticato con una “anomalia caratteriale” che secondo le autorità locali non necessitava ricovero. L’assassino tornò libero senza trascorrere mai neanche un giorno in carcere, né dimostrare alcun pentimento.
Per i dettagli atroci dell’omicidio e la sua mancanza di rimorso, Sagawa è diventato una celebrità in Giappone, ed ha rilasciato regolarmente interviste ai media nazionali e internazionali negli anni successivi al suo ritorno. Negli anni ha pubblicato diversi best seller, curato una rubrica per una testata nazionale ed è apparso in un film pornografico. Nel romanzo “In the Fog“, riprodusse dettagliatamente le fasi del delitto che lo ha reso famoso. Nel 2017 prese parte al documentario “Caniba”, presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.