Non è trascorso molto tempo da quando ha fatto parlare dell’intenzione di consentire alle organizzazioni di gestirsi le affiliazioni, che il neo proprietario di Twitter, Elon Musk, ha già twittato a proposito di altri cambiamenti, alcuni dei quali potrebbero aver ingenerato qualche bug di troppo.
La prima novità riguarda lo sveltimento della piattaforma del social network. A seguito di alcune critiche ricevute sul fatto che il client Android di Twitter sia molto lento anche nel caricare un singolo tweet, Musk, dopo alcuni botta e risposta, ha comunicato di aver licenziato, praticamente in diretta, il programmatore (Eric Frohnhoefer) che, da 6 anni, se ne occupava, ora di nuovo sul mercato professionale “aperto a nuove opportunità“.
Proseguendo su questo trend, Elon Musk ha ammesso che il refresh di Twitter è troppo lento, tanto che in India arriva a impiegare sino a 20 secondi (“a causa di comunicazioni in batch errate/prolisse“), mentre in USA si dimostra comunque troppo lungo, con 2 secondi di tempo. Ciò, secondo quanto riferito all’imprenditore da diversi ingegneri del software, dipenderebbe dalla gran quantità di “bloatware”, nello specifico di micro-servizi, che il social sarebbe costretto a caricare, nonostante “meno del 20% è effettivamente necessario per far funzionare Twitter“.
Il primo di questi micro-servizi candidato alla rimozione è l’informazione “inviato da xxx”, pubblicata in ogni Tweet che, introdotto per evidenziare se un post fosse stato pubblicato dal client ufficiale o da uno di terze parti, spesso ha serbato ilari sorprese (es. di dirigenti Samsung che postavano da iPhone).
Forse connesso ai tentativi di capire quale micro-servizio potesse essere spento, è stato ravvisato un bug su Twitter, riguardante l’utile livello di sicurezza aggiuntiva dell’autenticazione a due fattori: in particolare, molti utenti si sono trovati a non ricevere il codice numerico da inserire nella seconda fase di questo metodo di sicurezza che, a questo punto, o va disattivato in attesa di tempi migliori, o sistemato temporaneamente in modo da utilizzare per la configurazione dell’account un’app di autenticazione che genera la OTP (One-time password, il codice usa e getta) da inserire.