In queste ore non si fa che parlare di una triste storia che non viene da lontano, che non è il frutto di un paese in povertà estrema, ma che ci riguarda da vicino.
Eppure facciamo spesso finta di nulla, come se la cosa non ci toccasse più di tanto, come se fosse lontana anni luce dalla nostra super civilizzata Italia. Peccato che ci sbagliamo e la vicenda di Elsa ce lo dimostra.
L’accaduto
Elsa è una bambina dell’hinterland napoletano, che non ha mai parlato perchè nessuno le ha mai insegnato a parlare, ha la schiena deformata perché non ha mai dormito in un letto, gli arti rotti, si è alimentata (se così si può dire) con gli avanzi di cibo che, di nascosto, i suoi fratellini le portavano. No, questo non è il riassunto di un film drammatico ma è il risultato di uno stato di abbandono e degrado del quale dobbiamo renderci conto perché troppo spesso ignorato da chi avrebbe dovuto occuparsene. Parlo delle istituzioni, parlo del sistema sanitario, del sistema scolastico. C’è tutto un mondo che ha ignorato Elsa per troppo tempo.
Non ha mai potuto frequentare una scuola, non è mai stata vaccinata, è vissuta, se vita si può chiamare, nell’omertà di chi avrebbe potuto far qualcosa per salvarla. Parlo dei familiari, dei conoscenti, dei vicini. Ma anche le storie più drammatiche, a volte, hanno un lieto fine, grazie ad angeli in terra, grazie a chi, con dedizione, spirito di amore e solidarietà incondizionati, è riuscito a dare a questa splendida bambina quella dignità, quell’esistenza e quel rispetto che le sono sempre mancati.
Elsa si trova ora in cura presso la Casa di Matteo, fondata da Luca Trapanese, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli. A salvarla sono stati gli assistenti sociali, che l’hanno sottratta ai maltrattamenti, al degrado, all’abbandono della famiglia, portandola presso l’ospedale Santobono perché il suo quadro clinico è stato, sin da subito,preoccupante. La bimba ha la spina dorsale deformata perché non ha mai dormito in un letto, presenta segni di fratture scomposte mai curate a gambe e braccia, forse a causa di una disabilità congenita o forse come conseguenza di violenze perpetrate nel tempo. Questo ovviamente, saranno le indagini in corso a chiarirlo. Ora per lei è iniziata una nuova vita… quella che le è stata negata per 9 anni.