Ultimamente la cronaca ci ha sempre restituito storie di cronaca nera, di figlicidi, di piccole creature strappate alla vita dalle madri, coloro che le hanno messe al mondo.
Siamo rimasti sconvolti per la storia di Elena Del Pozzo, uccisa a coltellate dalla madre e sepolta in una buca nei pressi dell’abitazione dove madre e figlia vivenano. Poi è arrivata la devastante storia di Diana Pifferi,fatta morire di stenti dalla madre, reo confessa, Alessia Pifferi.
L’accaduto
Ma c’è sempre un altro lato della medaglia, ci sono storie di chi, per veder star bene la propria madre o il proprio figlio, farebbe l’impossibile. E ha commosso tutto il mondo la storia di Robert Peric-Komsic, una promessa del calcio di 23 anni, attaccante del Cibalia, una squadra croata, dal 2020. Il giovane, dotato di grande talento, ha deciso di mettere in stand by la sua carriera per una causa ben più importante: quella di salvare la vita di sua madre Ljiljana. La donna, da 13 anni, soffriva di una grave malattia che le aveva letteralmente consumato il fegato, e per tutti questi anni ha sempre ricercato un donatore che potesse aiutarla.
Purtroppo, in ambito familiare, non ha individuato nessun donatore compatibile per via di problemi di fegato grasso che rendevano impossibile la donazione. Così il calciatore ha deciso di donare alla madre il 70% del suo fegato per ridarle una vita normale. Uno dei più grandi atti d’amore, di quelli che tolgono il fiato e che invitano a riflettere. Il 23enne, subito dopo l’operazione, si è così espresso: “Grazie a Dio, ora stiamo entrambi bene e mia madre ha finalmente ottenuto una nuova vita dopo 13 anni di dura lotta”.
L’intervento è stato eseguito a marzo a Instambul e nel tempo il fegato del calciatore si è rigenerato, così tra poco potrà anche tornare a giocare. Intanto il suo goal più grande lo ha già segnato: salvare la vita alla madre, cui restavano pochi giorni, secondo i medici. Come solo i grandi eroi sanno fare, il ragazzo, diverse volte intervistato dai media locali, è rimasto sempre umile, dichiarando di non sentirsi affatto un eroe ma di considerare un’eroina solo la madre che per 13 anni ha lottato senza mai perdere le speranze, con il sorriso sul volto.
In tanti sono i messaggi di supporto ricevuti, cui il calciatore ha risposto: “È difficile per me trovare le parole giuste per descrivere quello che ha significato per me in quei momenti. Ringrazio tutti coloro che ci hanno dato una forza extra in quella battaglia. Mamma deve fare la terapia, ma questa non è una novità per lei, perché è sotto terapia da anni. Tutti i miei valori sono normali. Fondamentalmente non è il caso di parlare di eroismo, ho fatto quello che credo farebbe chiunque sia cresciuto in una famiglia che funziona. Mia madre mi ha dato la vita e io l’ho estesa a lei…”.