Il colosso dello streaming online, Netflix, da poco in partnership con Microsoft (forse solo) per l’avvio del suo primo abbonamento ad supported, ha annunciato un nuovo test volto a contenere la condivisione impropria di account e password al di fuori del nucleo familiare.
Negli scorsi giorni, Netflix ha comunicato di aver scelto, come proprio partner tecnologico e di vendita per il suo primo abbonamento supportato dalla pubblicità, Microsoft. Ciò ha sollevato una ridda di ipotesi sui motivi di tale scelta che, per la Managing Director della banca d’investimenti Needham & Company, Laura Martin, potrebbero risiedere nella futura acquisizione della piattaforma californiana da parte di Redmond. A far propendere verso tale ipotesi, che dovrebbe concretizzarsi verso il 2024 (visto che in precedenza l’azienda di Satya Nadella sarà impegnata nel mettere a regime l’acquisizione di Activision), sarebbero tre motivi.
Reed Hasting, il co-CEO di Netflix, dal 2007 al 2012, è stato membro del CdA di Microsoft, mantenendovi dei contatti che gli permetterebbero di passare il testimone conservandosi un ruolo a fusione avvenuta. In più, Microsoft, da poco attiva nel ramo pubblicitario avendo completato (Giugno 2022) l’acquisizione da AT&T di Xander (una “piattaforma tecnologica abilitata ai dati che fornisce strumenti che aiutano ad alimentare un ecosistema diversificato che connette esperti di marketing e proprietari di media attraverso soluzioni pubblicitarie proprietarie basate sui dati attraverso la sua rete“), non presenterebbe problemi per l’Antitrust, non essendo in possesso d’un proprio servizio di streaming (al contrario di Roku, Google, etc). Tertium, Microsoft sarebbe una delle poche realtà a potersi concedere un’acquisizione da 100 miliardi di dollari.
Questioni societarie a parte, nelle scorse ore Netflix ha comunicato un’altra iniziativa per tamponare il calo di utenti, che nel primo trimestre di quest’anno è stato di 200mila utenti e che nel trimestre successivo potrebbe essere di altri 2 milioni di abbonati in meno. Secondo il colosso della grande N, ammonta a 100 milioni il numero dei nuclei familiari che si avvale di un account pagato da un altro nucleo familiare: in base poi a una ricerca condotta da time2play, dei 4.6 milioni di abbonati italiani, circa l’84% condividerebbe il proprio account con una media di 2.7 amici o familiari, il che, per il responsabile dell’innovazione di Netflix, Chengyi Long, impedirebbe alla piattaforma di migliorarsi e di investire nel lungo termine.
Ipso facto, dopo il controverso esperimento condotto a Marzo in Perù, Costa Rica e Cile, relativo alla funzione “aggiungi membro extra”, che fa pagare per ogni utente extra cui si concede l’accesso al proprio abbonamento, è stato avviato un nuovo test, questa volta in altri 5 paesi sudamericani, tra cui Argentina, El Salvador, Repubblica Dominicana, Honduras e Guatemala, riguardante la feature “aggiungi una casa“, che farà pagare 219 pesos/mese in Argentina (1 euro e 66 cent), e 2.99 dollari altrove (circa 2.92 euro) nell’eventualità un account sia utilizzato per più di 2 settimane in una posizione geografica diversa da quella selezionata come primaria.
In particolare, agli abbonati del livello Base sarà concesso d’aggiungere una casa in più, mentre due ne potranno aggiungere gli abbonati al piano Standard, e sino a tre od oltre gli iscritti all’abbonamento Premium. Dalla relativa pagina delle impostazioni, infine, i detentori degli account principali (chi paga l’abbonamento cioè) saranno in grado di gestire gli account aggiuntivi e, alla bisogna, di rimuoverli.