“Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre” si tratta delle prime questioni messe sul tavolo dal presidente del Consiglio Mario Draghi durante l’ultima conferenza stampa al termine del Cdm dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza (Def) redatto ogni dieci anni ad aprile.
Per il momento però il premier ha voluto tranquillizzare tutti, rivelando che non stanno ancora lavorando a delle misure così drastiche nei confronti della Russia: “Non c’è niente di questo, se dovessero cessare le forniture di gas oggi, fino a tardo ottobre saremmo coperti con le riserve, le conseguenze non ci sarebbero”.
L’obbiettivo comunque è quello di seguire le idee dell’UE che, in caso di nuove atrocità della Russia, potrebbe inasprire sulle loro misure: “Noi andiamo con quello che decide l’Unione europea. Se ci propongono l’embargo sul gas e se l’Unione europea è uniforme su questo, noi saremo ben contenti di seguire, qualunque sia lo strumento che considereremo più importante ed efficace per permettere una pace”.
Attualmente la proposta di Draghi è quella di forzare l’Unione Europea a mettere un tetto al prezzo del gas con la Russia, sottolineando comunque che va fatto solamente in maniera collettiva. Sottolinea infatti che l’UE è l’unico compratore e proprio per questo motivo ha un forte potere di mercato, che si può esercitare in maniera più decisa con l’imposizione di un prezzo, che sia nettamente meno bizzarro di quello di oggi.
Di questo tette se ne parla già da alcune settimane, ma al momento manca proprio l’unità d’intenti, siccome la Germania e l’Olanda pendono per il “no”: “Se l’Ue decidesse di pagare meno per il gas, i fornitori potrebbero decidere di vendere altrove” è il loro presunto ragionamento riassunto da “Politico Europe“, l’edizione europea della testata giornalistica americana “Politico” che si occupa esclusivamente degli affari politici dell’Unione europea.