Per la prima volta è stato celebrato un matrimonio tra due persone detenute nel Penitenziario “Rosetta Sisca” di Castrovillari, un luogo insolito dove poter immaginare d’innamorarsi e dove poter sognare i simbolici fiori d’arancio, che, secondo i racconti mitologici furono portati in dono dalla dea Terra in occasione delle nozze di Zeus ed Era.
Ma il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce, come sosteneva il filosofo Blaise Pascal, e può non conoscere nè il tempo, nè i confini e nè lo spazio superando persino le sbarre delle celle della Casa Circondariale della città calabrese del Pollino, sbocciando inaspettatamente tra le anime umane recluse tra quattro mura, accendendo calore, entusiasmo e speranza.
Le trepidanti nozze, avvenute nel salone della sezione femminile, sono state officiate dal sindaco Mimmo Lo Polito, alla presenza dei familiari dei novelli sposi e dei compagni di detenzione che hanno espresso pienamente la loro gioia per la ufficializzazione della unione suggellate dal rito civile, seguito dalla immancabile dolcezza della torta nuziale.
“Il matrimonio è il viaggio di scoperta più importante che l’uomo possa compiere” ha dichiarato il direttore dell’Istituto Penitenziario Giuseppe Carrà, presente alla cerimonia “e la valenza di tale evento, all’interno di un luogo ritenuto non-luogo, focalizza l’attenzione sull’individuo e sui valori di cui esso è portatore, sui suoi sentimenti e sulla capacità di leggere il bene anche nelle condizioni più sfavorevoli“.
Una favola cotemporanea fiorita tra un uomo e una donna e che è ormai diventata un esempio di civiltà, una prospettiva di una nuova vita per tutti i detenuti che all’interno del carcere scontano le relative pene e risanano i propri errori, aspirando a costruire un futuro migliore e alleggerendo le loro anime, aggrappandosi alla positività e alla progettualità che è insita nell’amore, seppur nato in condizioni apparentemente impossibili, amare e restrittive.