In questi giorni in Italia si sono strette ancora di più le maglie nei confronti delle persone non vaccinate contro il Covid-19, per questo il Green Pass (anche con tampone negativo) servirà per poter entrare in molte altre attività, come ad esempio poste e tabacchini. Servizi essenziali, di cui il cittadino non può fare a meno. Ma il Super Green Pass, quello che si ottiene soltanto con la vaccinazione, è necessario per poter prendere un caffè al bancone del bar, oppure sedersi all’esterno o all’interno di tali attività.
Per questo in moltissimi, tutte persone non vaccinate quindi, stanno organizzando in varie città del Paese il cosiddetto apertitivo autogestito. Si tratta di una pratica che si svolge all’aperto, spesso nelle piazze cittadine, dove i no-vax e i No Green Pass si riuniscono per poter mangiare e bere insieme, mgari seduti sulle panchine. Una sorta di protesta pacifica, che non arreca nessun danno. Basti pensare a quello che è avvenuto a Savona il 4 febbraio scorso, dove alle 18:00 in Darsena in tanti si sono riuniti per questo speciale aperitivo per rispondere alle pratiche “illecite e discriminatorie” portate avanti, a loro dire, dal Governo centrale.
Uno slogan che fa male
“Non volete i nostri soldi? Peggio per voi” – così recitava uno slogan diffuso su alcune chat. In questo periodo si sta diffondendo anche un certo odio verso quei commercianti che, per loro sicurezza e quella dei clienti, stanno chiedendo la certificazione vaccinale. Si tratta di una disposizione legge, quella sul Green Pass, che non può essere ignorata, pena salatissime sanzioni.
C’è da dire che gli organizzatori dell’apertivo autogestito in questi giorni non hanno mai lasciato rifiuti per le strade cittadine, ripulendo tutto e lasciando intatto lo stato dei luoghi. Molto spesso però i partecipanti non usano i dispositivi di protezione individuale e non rispettano il distanziamento sociale.
“Senza mezzi termini: per me il patentino di vaccinazione porta con sé un alone di discriminazione e non è la soluzione per i posti pubblici. Cosa fare? Per me bisognerebbe fare un liberi tutti e aprire, certo, sempre nel rispetto delle norme sanitarie, anche eventualmente inasprendo certe regole, come portare il distanziamento da un metro a un metro e mezzo, se necessario. Altrimenti qui si muore di fame” – questo il pensiero di un ristoratore milanese riportato dalla testata giornalistica Affaritaliani. Le attività commerciali in questo periodo, oltre a vedere l’assenza o la diminuzione di clienti, stanno facendo anche i conti con un caro bollette che sta mettendo molti di loro in ginocchio.