Sono almeno 70 le persone che risultato disperse (anche se alcune fonti parlano di 100 dispersi) e di una è stata confermata la morte, dopo una frana avvenuta nella notte in una miniera di giada nel nord della Birmania, in Myanmar.
Il crollo è avvenuto intorno alle 4 del mattino nella miniera di Hpakant nello stato di Kachin. Le squadre di soccorso stanno lavorando e finora è stato estratto il corpo di una vittima e recuperato 25 feriti, ma il numero dei dispersi è in continuo aggiornamento.
L’accaduto
La maggior parte dei minatori che stavano lavorando nella miniera nella zona di Hpakant, nello stato di Kachin, erano immigrati illegali. I minatori accettano di lavorare in condizioni non sicure per mancanza di altre possibilità e per la situazione di impoverimento accentuata dalla crisi del Covid .
A causare l’incidente potrebbe essere stata la fuoriuscita di macerie scaricate a cielo aperto dai camion che lavorano nella miniera. Alle ricerche stanno partecipando circa 200 soccorritori, alcuni a bordo di barche per cercare di recuperare corpi da un lago. In Birmania decine di minatori muoiono ogni anno lavorando in condizioni pericolose nelle cave di giada, un’industria opaca e poco regolamentata. Le frane sono frequenti in questa regione povera e di difficile accesso, che sembra un paesaggio lunare da quanto è stata modificata da grandi gruppi minerari senza alcun riguardo per l’ambiente.
A seguito di una moratoria nel 2016, molte grandi miniere hanno chiuso e non sono più monitorate, consentendo il ritorno di molti minatori indipendenti, provenienti da comunità etniche svantaggiate, che operano quasi clandestinamente in siti abbandonati dagli escavatori. Le forti piogge monsoniche hanno causato il peggior disastro del suo genere nel 2020, con 300 minatori sepolti dopo una frana nel massiccio di Hpakant, il cuore di questa industria, vicino al confine cinese. La Birmania trae notevoli entrate dalla massiccia presenza nel suo sottosuolo della pietra preziosa particolarmente apprezzata in Cina.
Il Myanmar vive una fase di crisi economica, frutto delle conseguenze della pandemia di Covid-19 e dell’instabilità derivata da colpo di Stato militare che è avvenuto a febbraio. Stando a un report pubblicato la scorsa settimana dalla ong Global Witness, l’esercito sta utilizzando il commercio di pietre preziose estratte spesso in condizioni che violano i diritti umani come una delle principali fonte di guadagno.