Viterbo, la moglie del professore universitario ucciso a Tarquinia: "Non aveva nessuna colpa"

Sono le parole di Saskia, la moglie del professore universitario ucciso la scorsa settimana a Tarquinia, in provincia di Viterbo. L'assassino di Dario Angeletti ha confessato di essere stato lui ad ammazzare il professore, il movente pare ormai chiaro.

Viterbo, la moglie del professore universitario ucciso a Tarquinia: "Non aveva nessuna colpa"

“Come ha osato togliergli la possibilità di vedere i figli crescere, di portare a compimento i suoi mille progetti? È intollerabile”. Queste sono le parole di Saskia, la moglie di Dario Angeletti, il professore universitario ucciso a Tarquinia, nel viterbese, la scorsa settimana. La donna è ancora molto scossa da quanto accaduto in località Saline a Tarquinia Lido, quando il docente è stato colpito da alcuni colpi d’arma da fuoco da Claudio Cesaris, anche lui tecnico di laboratorio nella stessa università della Tuscia di Viterbo.

Il professor Angeletti era un biologo marino. La moglie del docente ucciso ha rilasciato toccanti parole al settimanale Oggi. Per lei quello che è successo è uan cosa troppo assurdo, inaccettabile anche per la dinamica dei fatti. “Un incidente o un malore si possono accettare, ma mi chiedo come sia possibile che un uomo abbia osato togliere la vita al mio compagno, che non aveva nessuna colpa” – così ha detto Saskia. 

Tarquinia sotto shock

La città di Tarquinia, un gioiello medievale incastonato tra i monti del viterbese, a circa 90 chilometri da Roma, è ancora sotto shock per quanto avvenuto. Per i carabinieri ormai non ci sono dubbi, e il movente per cui Cesaris ha ucciso Angeletti pare chiaro: il docente assassinato avrebbe tentato di aiutare una collega perseguitata proprio dal Cesaris

Per il momento l’esatta dinamica del delitto è ancora tutta da ricostruire con precisione, ma pare che l’omicida di Angeletti abbia seguito a Pavia una giovane ricercatrice dalla quale sarebbe stato ossessionato. Il professore di biologia sarebbe quindi intervenuto in favore della ricercatrice, molla che avrebbe scatenato la furia omicida di Cesaris. 

Quando i carabinieri hanno bussato alla porta di Cesaris, che da poco si era trasferito a San Martino al Cimino, dove viveva la ricercatrice di cui si era invaghito, lui ha avuto un malore e per questo è stato trasportato all’ospedale Belcolle di Viterbo, dove è rimasto piantonato in ospedale prima di riprendersi e confessare il delitto. 

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