Margaux Pinot mostra le ferite dell’atroce aggressione del compagno: l’uomo è stato rilasciato

Margaux Pinot ha mostrato sui social i segni lasciati dalle botte ricevute dal compagno e allenatore, Alain Schmitt, che avrebbe tentato di strangolarla. L’uomo è stato rilasciato perché non c’erano prove sufficienti di colpevolezza.

Margaux Pinot mostra le ferite dell’atroce aggressione del compagno: l’uomo è stato rilasciato

La judoka francese Margaux Pinot, due volte campionessa europea dei -70 kg e oro olimpico con la squadra mista francese a Tokyo 2020, è irriconoscibile. Ha il naso tumefatto, l’occhio sinistro pesto, graffi, ematomi sul viso, contusioni sulla fronte.

A ridurla in queste condizioni, il compagno e allenatore Alain Schmitt,medaglia di bronzo ai Mondiali 2013 (-81 kg), che di recente aveva ricevuto l’incarico di tecnico della squadra femminile israeliana.

La ricostruzione dell’accaduto

 La judoka ha raccontato la drammatica esperienza al quotidiano francese Le Parisien. Era previsto che Alain, il suo compagno, passasse a casa sua, che avrebbe dovuto accompagnarlo all’aeroporto. Una volta arrivato, ha detto che non avrebbe più avuto bisogno di lei, iniziando ad insultarla. L’uomo è poi passato alle mani, e addirittura avrebbe tentato di strangolarla. L’ha afferrata per capelli, l’ha colpita alla testa, sbattuta per terra e ha continuato a picchiarla, fino a quando le ha messo le mani sul collo.

 Margaux Pinot è stata medicata all’ospedale Avicenne di Bobigny, con una prognosi di 8 giorni. Alan Schmitt è finito in carcere per circa 48 ore fino a ieri, quando è stato rilasciato dopo un’immediata udienza davanti alla Corte giudiziaria di Bobigny: la corte ha ritenuto che, nelle due differenti versioni, non vi fossero prove sufficienti di colpevolezza.

Le dichiarazioni della vittima e dell’aggressore

Mentre l’aggressore Schmitt che, ricordo, è stato liberato, ha dichiarato di non aver mai picchiato una donna e che le contusioni sul volto dell’olimpionica sarebbero, secondo lui, sono la conseguenza di urti contro i muri in un litigio fatto di strattonamenti da entrambe le parti, la judoka in tribunale ha descritto il suo terrore di fronte ai pugni che le sono “piovuti addosso” durante la notte. 

Quanto vale la loro difesa diffamatoria rispetto alle mie ferite e al sangue sparso sul pavimento del mio appartamento? Cosa avrei dovuto subire ancora, forse sarei dovuta morire? Probabilmente sono riuscita a salvarmi grazie al judo. E penso a tutte coloro che non possono dire lo stesso”,ha aggiunto.

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