Ancona: tetraplegico da 10 anni, storico SI al suicidio assistito

Suicidio assistito in Italia, svolta epocale ad Ancona: è stato dato il via libera per Mario, tetraplegico da 10 anni. Sono state verificate tutte e quattro le condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale.

Ancona: tetraplegico da 10 anni, storico SI al suicidio assistito

Mario è il primo malato ad ottenere il via libera per il suicidio medicalmente assistito in Italia. Il Comitato etico della sua azienda sanitaria di riferimento, la Asur Marche, ha deciso che nel suo caso ci sono le condizioni per accedere al farmaco letale. E le condizioni sono le quattro stabilite dalla Corte Costituzionale: 1) è tenuto in vita da trattamento di sostegno vitali; 2) è affetto da una patologia irreversibile; 3) la sua patologia è fonte di sofferenze intollerabili; 4) è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

Pur rimanendo qui immobile ha capito che in questi mesi ha fatto una cosa grande, perchè Mario ha capito che il Comitato etico non potesse che decidere per un sì. “Adesso mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”, è stato il suo commento quando ha saputo di aver avuto il via libera.

Con la sua battaglia, scrive una pagina storica sul fine vita nel nostro Paese. E lo fa poco dopo un altro punto a favore dell’Associazione Coscioni che gli è stata sempre accanto e che ha raccolto e depositato 1 milione 240 mila firme per il referendum sull’eutanasia. Mario, tetraplegico e costretto all’immobilità pressoché assoluta da dieci anni, potrà decidere quando morire e, potrà farlo a casa sua, accanto a sua madre e alle persone più care.

Potrà cambiare idea anche all’ultimo istante perché il suicidio medicalmente assistito prevede l’azione della persona che lo chiede: soltanto lui (che muove solo il dito mignolo dell amano destra) potrà autosomministrarsi il farmaco letale, non sarà consentito l’intervento di nessun medico (come sarebbe invece possibile nel caso dell’eutanasia). Ad agosto dell’anno scorso Mario aveva avuto l’ok dalla Svizzera per andare a morire lì, dove il suicidio assistito è consentito. Ma poi ha scelto di seguire la via indicata dalla sentenza della Corte Costituzionale, cioè far verificare alla sua Asl l’esistenza dei 4 requisiti necessari per accedere alla dolce morte. Ci sono voluti 13 mesi perché un’equipe di medici e psicologi lo visitassero. E altri due perché, sulla base della loro relazioni, il Comitato etico si esprimesse.

I requisiti ci sono e si chiedono informazioni sul tipo di farmaco indicato e sulle modalità di somministrazione. In questa storia la politica è rimasta ferma, infatti ad ottenere lo storico risultato sono state le azioni giudiziarie promosse da Filomena Gallo, Segretaria nazionale e avvocata dell’Associazione Coscioni. È stata lei a leggere a Mario, al telefono, il provvedimento del Comitato etico. Una rivoluzione, come la chiama lui.

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