Assolto con formula piena perchè il fatto non sussiste. Si è concluso nella giornata di ieri un delicato processo penale al Tribunale di Treviso che vedeva sul banco degli imputati un ragazzo di 21 anni, all’epoca dei fatti 18enne. Secondo quanto riferisce la stampa locale, una ragazzina di 14 anni lo aveva accusato di stupro nei suoi confronti. Durante il processo sono emersi però degli elementi i quali fanno capire che non vi è stata nessuna violenza sessuale.
Il ragazzo è stato assistito dall’avvocato Jenny Lopresti. Questi i fatti. Tutto ha inizio durante una festa in una casa nel 2018, in cui tra i tanti ragazzini presenti c’era anche la 14enne. Quella sera i giovani, in particolare la ragazza, pare avessero bevuto un pò di più del solito e fumato qualche spinello. La 14enne decide quindi di fermarsi a dormire in quella casa, di proprietà di un’amica. Le due dormivano nello stesso letto e nella notte si aggiunse anche il fratello dell’amica, la quale stava già dormendo profondamente.
La testimonianza della giovane
“Gli ho detto che doveva smetterla, ma lui ha continuato. Ero poco più di una bambina, ma lui ha abusato di me” – così ha detto sicura davanti ai giudici la ragazza, raccontando di come, a suo dire, il giovane l’avrebbe violentata. Ma è stata la sorella del giovane accusato a smontare il raccontato dell’allora 14enne.
“Mi è stato detto che si sono toccati, ma che è stato consenziente” – queste le parole della ragazza, confermate anche dal ragazzo accusato, il quale ha detto ai giudici di aver fatto solo del “petting” con la 14enne, ma nulla di più, e che tutto ciò sarebbe avvenuto in maniera consenziente. Anche alcuni messaggi scambiati tra la ragazzina e un amico farebbero capire che non c’è stata violenza. Il pm aveva chiesto la condanna dell’imputato a 6 anni di reclusione.
“È stata lei che mi ha invitato nel letto per ‘giocare’ insieme” – queste le dichiarazioni dell’accusato, il quale, così come fa sapere il suo avvocato, soffrirebbe anche di problemi fisici che gli rendono difficile, tra l’altro, avere un rapporto intimo completo. Tale documentazione è stata presentata durante il processo. “Il mio assistito ha dovuto prendere psicofarmaci dal momento in cui è iniziato il processo. Ora l’incubo è finito” – così ha dichiarato alla stampa l’avvocato Jenny Lopresti.