Rompendo gli indugi rispetto alla data ipotizzata del 15 Ottobre, anche perché in parte già svelato da un maxi leak, è stato ufficialmente presentato il nuovo visore VR di HTC battezzato col nome di Vive Flow, in vendita da Novembre alla cifra di 549 euro.
Dall’aspetto di un paio di occhialoni per saldatore o nuotatori, il Vive Flow è un visore comodo, che usa le stanghette per ancorarsi alla testa senza necessità delle consuete fasce, risultando in tal modo anche più facile da riporre e trasportare in borsa: pesa solo 189 grammi, meno di un paio di cuffie, grazie al fatto che, per funzionare, necessita dell’hardware di uno smartphone Android (niente iOS quindi) connesso in Bluetooth, e tenendo conto del fatto che, per alimentarsi, con consumi di appena 7.5 W, si rivolge a qualsivoglia powerbank da almeno 10mila mAh (via Type-C) o a una batteria HTC (come quella, a forma di scatola nera, realizzata dal brand taiwanese e messa a disposizione per 79 dollari). Di suo, infatti, il Vive Flow ha solo una batteria a bottone che dura pochi minuti, il tempo per non farlo spegnere nel mentre si passa da una fonte d’alimentazione all’altra.
L’area visiva è affidata a due display LCD da 1.6K (1600 x 1600 pixel) a occhio, con una distanza non regolabile tra gli obiettivi ovviata da uno sweetspot in linea con ogni distanza interpupillare compresa tra 60 e 70 mm, all’insegna di un’area visiva complessiva da 3.2K che è caratterizzata da 75 Hz di refresh rate (meno dei 90 dell’Vive Focus 3, che costa di più), e da 100° di campo visuale, solo di poco inferiore all’esordiente Oculus Quest: ancora in ambito visivo, va menzionato il fatto che il visore Vive Flow, può non potendo esser indossato sugli occhiali, ha un sistema di correzione delle diottrie che, via quadrante, può essere settato indipendentemente per ciascun occhio.
La sezione audio è contrassegnata dal supporto all’3D Spatial Audio mentre il controllo si ottiene sfruttando la connessione Bluetooth con un telefono Android, che serve per richiamare la Home e fa da puntatore laser per la selezione degli elementi. Questo perché, al momento, non è previsto il tracciamento delle mani: le telecamere frontali, in numero di due, si occupano infatti solo di tracciare il movimento, “dall’interno verso l’esterno“.
A fronte del Quest 2, che punta sul processore Qualcomm XR2, nell’HTC Vive Flow, è di stanza (tenuto a bada nei bollenti spiriti da un sistema di dissipazione attivo) l’ultima generazione del chip Qualcomm XR1, coadiuvato da 64 GB di storage, però non espandibile stante l’assenza d’un apposito slot per microSD. Indicato per fruire “video a 360 gradi” o, rasentando una modalità cinema personale, “flat“, il wearable in questione trae i suoi contenuti sia dallo smartphone (via Miracast), che permette di eseguire alcune streaming app in finestre mobili, e proietta una copia virtuale della sua homescreen, che dal centinaio (150 entro fine anno) di applicazioni messe a disposizione per il lancio (es. Tripp, per la meditazione, VR MyndV per il training mentale, diversi giochi, l’ambiente social VR Vive Sync per collaborare con colleghi o interagire con amici e parenti): per 5.99 dollari al mese (circa 5.17 euro), poi, si potrà sottoscrivere un abbonamento a una versione ridotta dello store Viveport, focalizzata sulle app per il visore Flow.