Anna Maria Franzoni, Veronica Panerello, Viviana Parisi, Erzsebet Bradacs sono i nomi “famosi” delle mamme assassine italiane che si sono macchiate del più atroci delitt0, ossia uccidere il proprio figlioletto senza alcun motivo. Ci si interroga su quali possano essere le ragioni profonde che spingano queste madri a compiere un gesto così innaturale, privando i propri figli di vivere la vita che gli hanno donato.
Ricordiamo il caso di Cogne, Samuele Lorenzi, ucciso mentre dormiva nella villetta dove abitava con il padre, la madre ed il fratello maggiore. È stato così anche per Loris Stival, assassinato con delle fascette da elettricista da sua Veronica Panarello a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa.
Ed ora è successo di nuovo a Città del Pieve, in provincia di Ragusa, dove la 43enne Erzsebet Katalin Bradacs, di origini ungheresi, è entrata in un supermercato col in braccio il corpicino esanime di suo figlio Alex e lo ha adagiato sul nastro trasportatore di una cassa. Il corpo del bambino ricoperto di sangue presentava ferite da arma da taglio, localizzate tra il collo ed il torace.
Pensare che chi si macchia di un simile crimine sia affetto da disturbi di natura psichiatrica rafforza infatti la credenza e la speranza secondo la quale, dove non vi siano patologie di tale matrice, non è possibile assistere a reati di tale efferatezza. Una madre normale non potrebbe mai commettere un’atrocità del genere, si pensa.
In realtà le principali motivazioni che possono spingere una madre a commettere un simile atto, possono essere molteplici. Una di queste è il desiderio di vendetta contro il proprio ex partner. E’ quello che è successo a Ersebet che pur di non affidare il figlio all’ex marito, è dapprima scappata all’estero e poi ha ucciso il bambino.
Spesso le madri possono anche volutamente alterare la scena del crimine per cercare di attribuire la colpa ad altre persone vicine alla famiglia o per simulare un incidente domestico.Casi anche in cui le donne si suicidano con i propri figli. Come è successo nel caso di Viviana e Gioele. Ciò conferma che, quell’istinto materno di cui tanto si parla, secondo gran parte della letteratura scientifica, non esiste.