Mantova, si innamora di un pachistano: il padre la rinchiude in casa per due settimane

In provincia di Mantova, un padre, non accettando la relazione tra la figlia di origine cinese e un pachistano, ha deciso di sequestrarla in casa distruggendole il telefono per evitare qualsiasi tipo di contatto.

Mantova, si innamora di un pachistano: il padre la rinchiude in casa per due settimane

Alcune relazioni non hanno modo di esistere e nascere perché sono avverse alla famiglia che non accetta quel tipo di rapporto. Proprio per questa ragione, i genitori sono disposti a qualsiasi cosa affinché i due giovani non si frequentino rinunciando così al loro amore. Confessare di essersi innamorata di un ragazzo pachistano è stata la miccia che ha fatto scattare l’ira di un padre che ha sequestrato la figlia in casa per due settimane. 

Il fatto qui presente è accaduto ad Asola, in provincia di Mantova, dove una giovane ragazza di 20 anni, di origine cinese, ha confessato ai genitori di essersi innamorata di un ragazzo pachistano con il quale ha intrecciato una relazione. Il padre, non concorde con questa relazione e forse con la nazionalità del giovane, ha deciso di rinchiuderla in casa fino a quando non sono sopraggiunte le forze dell’ordine che l’hanno liberata dopo due settimane di prigionia

Il padre, che possiede una azienda tessile, è già noto alle forze dell’ordine dal momento che in passato è stato denunciato per sfruttamento del lavoro. La figlia e il fidanzato si sono conosciuti nell’azienda tessile di proprietà della famiglia, dove entrambi lavorano. Inoltre, il padre le ha anche distrutto il cellulare in modo che non potesse comunicare con il fidanzato e anche i documenti quali carta di identità e passaporto finché non avesse cambiato idea e comportamento. 

La ragazza, nonostante i veti imposti, non si è arresa al punto che è riuscita a mettersi in contatto, prendendo il cellulare della madre, con le forze dell’ordine spiegando la terribile situazione che stava vivendo e chiedendo di essere aiutata. A quel punto, le forze dell’ordine di Castiglione delle Stiviere si sono presentate immediatamente in loco.

Sul posto hanno trovato la porta di casa sbarrata e la giovane dalla finestra in lacrime che chiedeva aiuto per la sua situazione. Non appena giunta in caserma, ha raccontato del sequestro in casa a opera del padre, dello sfruttamento del lavoro e del fatto che non fosse nemmeno pagata per il suo lavoro in azienda. 

Nell’azienda tessile è giunto anche il Nucleo di Ispettorato del lavoro che ha notificato le condizioni terribili dei lavoratori, compreso i turni massacranti senza nessuna pausa. Sul padre denunciato pendono le accuse di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia e sfruttamento del lavoro dei suoi stessi dipendenti. 

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